Tu sei qui: Attualità Vino: Consorzi Campania, bene decreto che riconosce vigneti storici ed eroici
Inserito da (redazionelda), sabato 4 luglio 2020 16:07:57
«Arriva un nuovo strumento per tutelare e valorizzare il mosaico vitivinicolo campano. Il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, di concerto con i ministri Dario Franceschini (Beni e attività culturali) e Sergio Costa (Ambiente e tutela del territorio e del mare), ha firmato il decreto che riconosce e disciplina i vigneti storici ed eroici. Il decreto stabilisce, con un maggiore livello di dettaglio rispetto a quanto previsto dal Testo unico del vino, regole e criteri operativi utili per individuare i vigneti eroici e storici, i potenziali destinatari degli interventi di ripristino, recupero e manutenzione che saranno finanziati con una parte del budget dell'Ocm (Organizzazione comune del mercato vitivinicolo)». Ad affermarlo in una nota congiunta i presidenti dei cinque Consorzi di Tutela Vini operativi in Campania, Cesare Avenia, presidente Consorzio di Tutela dei vini Doc, Stefano Di Marzo, presidente Consorzio Tutela Vini d'Irpinia, Andrea Ferraioli, presidente Consorzio Vita Salernum Vites, Ciro Giordano, presidente Consorzio Tutela Vini Vesuvio, Libero Rillo, presidente Sannio Consorzio Tutela Vini.
«Attraverso la valorizzazione dei vigneti eroici e storici si mira a produrre effetti positivi non solo in termini economici, ma anche dal punto di vista ambientale e sociale», spiegano.
«È questa una grande opportunità per il patrimonio vitivinicolo di una regione che custodisce antichi vitigni e pratiche agricole millenarie: caratteristiche che sono alla base di un'offerta enologica di spiccata tipicità. I cinque Consorzi di Tutela Vini operativi in Campania accolgono positivamente questo strumento che potrebbe produrre effetti positivi nel comparto campano», sottolineano.
«La Campania - dichiara Cesare Avenia, presidente del Consorzio di Tutela Vini Caserta 'Vitica' - costituisce uno dei più antichi nuclei di insediamento della vite. È una terra generosa, sapientemente modellata e lavorata dagli uomini. Il nostro ager Falernus, come Pithecusa, il monte Somma e il Vesuvio, il Taburno, sono da sempre scrigni di vitigni unici da cui si ottengono vini inimitabili, decantati fin dall'antichità da Cicerone, Plinio, Marziale, Virgilio. Il decreto rappresenta sicuramente uno strumento unico per creare valore aggiunto, mettendo in risalto il legame storico, simbolico e culturale con i luoghi di produzione viticola».
«Il riconoscimento dei vigneti storici ed eroici - sottolinea Ciro Giordano, presidente del Consorzio di Tutela Vini 'Vesuvio' - rappresenta un mezzo per garantire la coltivazione di quei vitigni che coltiviamo da secoli e che costituiscono la forza della viticoltura campana. Nelle diverse aree di produzione della nostra regione si aprono scenari interessanti per quelle varietà che costituiscono un unicum, come ad esempio i vitigni caprettone e catalanesca allevati sulle falde del vulcano più famoso al mondo e il forastera e il biancolella dell'isola di Ischia. Varietà che sono in grado di proporre un'offerta enoica e una narrazione diversa e interessante per i consumatori. Ma il decreto rappresenta anche una grande possibilità per la difesa delle vigne eroiche dell'area flegrea e sorrentina, che tenaci viticoltori hanno difeso dall'invasione del cemento».
«I paesaggi viticoli - afferma il "nostro" Andrea Ferraioli, guida del Consorzio 'Vita Salernum Vites' - sono il frutto di tecnica, conoscenza, tradizione e amore per la propria terra. Opere costruite, come nel caso dei terrazzamenti della Costiera Amalfitana, nel corso dei secoli da veri e propri architetti paesaggisti, che hanno trasformato queste alture che vanno ad affondare nel mare in magnifici giardini pensili. Si tratta di un vero e proprio monumento, costruito pietra su pietra da viticoltori mossi dalla speranza di un futuro migliore. Questo scenario incantevole potrà sicuramente beneficiare delle opportunità che il decreto metterà in campo, al pari delle vigne cilentane, le cui radici affondano in un territorio che ha fatto della protezione e dell'integrità ecologica un proprio fiore all'occhiello».
«Grazie al decreto - aggiunge Stefano Di Marzo, presidente del Consorzio Tutela Vini d'Irpinia - si potrà rafforzare la tutela di quei vigneti la cui coltivazione è caratterizzata dall'impiego di pratiche e tecniche tradizionali, vale a dire legate agli ambienti fisici e climatici locali, che mostrano forti legami con i sistemi sociali ed economici. Il pensiero corre subito al metodo di allevamento delle 'tennecchie', ancora in uso in alcune aree della nostra provincia. Queste vigne monumentali non solo raccontano dell'antichissimo legame che corre tra la terra irpina e la coltivazione della vite, ma costituiscono l'esempio dell'efficienza raggiunta da chi ci ha preceduto in termini di gestione del vigneto, al fine di migliorare lo sviluppo vegetativo e produttivo della vite. Tutelare e valorizzare tutto questo significa affrontare con maggiore fiducia la sfida di rendere la produzione più sostenibile, optando per quelle soluzioni più adatte al clima che va cambiando».
«L'atto adottato - conclude Libero Rillo, presidente del Sannio Consorzio Tutela Vini - costituisce uno strumento importante se visto in prospettiva. Si tratta senza dubbio di un concreto aiuto per la rinascita del mondo del vino, non solo campano, chiamato ad affrontare le critiche conseguenze dovute all'emergenza Covid-19. Il decreto prevede un ulteriore provvedimento per un marchio nazionale per la viticoltura eroica o storica. Il riconoscimento di questi generi di vigneti offrirà alle aziende la possibilità di poter fruire di una parte dei fondi previsti dal Programma nazionale di sostegno al settore vitivinicolo che sarà indirizzata al ripristino, al recupero, alla manutenzione e alla salvaguardia dei vigneti eroici e storici che utilizzano vitigni autoctoni. Una grande opportunità che può legarsi anche alla promozione turistica delle aree a grande vocazione viticola. Soprattutto per quelle aree che, come il Sannio, non sono state mai meta di flussi enoturistici considerevoli».
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