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Una scossa traumatica per una comunità sonnecchiante

Inserito da (redazionelda), domenica 12 febbraio 2017 12:15:42

di Francesco Criscuolo*

Non può passare inosservato quanto pubblicato in un articolo di cronaca, domenica 5 febbraio u. s., dal quotidiano "La Città" col titolo "Violenza sulle donne, i dati in costiera", in cui si afferma a chiare lettere che "il report relativo al primo anno di attività del Centro antiviolenza, che ha sede a Minori, gestito dall'associazione Centro italiano femminile e coordinato dal Piano di zona, riporta dati sconcertanti".

Al di là del tono quasi eufemistico di questa connotazione introduttiva, sorprendono non poco le cifre che vengono snocciolate a specchio di una realtà oltremodo triste e inquietante quale quella riguardante la violenza sulle donne in Costiera.

Il 60 per cento di esse si è rivolta al Centro antiviolenza "in seguito alla segnalazione da parte dei servizi sociali, mentre il 40 per cento lo ha fatto per iniziativa personale". Le interessate sono tutte italiane. Più in dettaglio, il 40 per cento sono di Minori, il 30 di Tramonti, il 20 di Scala e il 10 di Amalfi. Quanto allo status civile delle donne che subiscono atti assimilabili a quelli che il codice penale definisce "reati contro la persona", il 50 per cento è coniugata, il 40 separata e solo l'1 per cento nubile, il 40 per cento possiede un'istruzione media superiore.

Si tratta - precisa l'estensore dell'articolo - in gran parte (al 56,25 per cento nell'ultimo anno) di violenza psicologica concretatasi in umiliazioni, minacce, insulti, isolamento, nonché di violenza fisica con calci (al 12,5 per cento), pugni, schiaffi o, in una percentuale minore, di violenza economica compiuta attraverso "il controllo o la privazione del salario, gli impegni economici imposti, l'abbandono economico". Gli episodi di stalking hanno raggiunto il 18,75 per cento. Gli aggressori, che operano il più delle volte tra le mura domestiche, hanno un'età compresa tra i 40 e i 59 anni, un'istruzione media superiore e un'occupazione stabile.

Sono dati veramente allarmanti, di fronte ai quali non si può far finta di niente o girare la testa dall'altra parte. Si è indotti, come per moto spontaneo, ad applicare al comprensorio amalfitano, comunemente ritenuto un'isola felice e un territorio più che tranquillo, la definizione che Benedetto Croce diede di Napoli: "un paradiso abitato da diavoli".

Il fatto più grave è che su notizie così raccapriccianti si è pronti a far calare una pesante coltre di silenzio, con conseguente mancanza di un naturale fremito di indignazione e con collaterale inerzia nel provvedere a porre un argine a fenomeni devastanti e a rimuovere i motivi e gli stimoli che li generano.

In particolare, ferisce non poco la sensibilità il dato relativo a Minori. Qui i numeri, di per sé traumatici e indifendibili, delineano un quadro preoccupante, che fa emergere un "male oscuro", di cui si preferisce tacere, in evidente contraddizione con un diffuso costume avvezzo a far diventare oggetto di conversazione o di discussione episodi e situazioni di ben minore entità. Si tende a nascondere e ignorare a ragion veduta ciò che può procurare ansia o angoscia e si dà risalto a ciò che è più marginale e irrilevante per le relazioni personali e sociali. Gli psicologi americani parlano di una "normalizzazione della devianza" resa possibile da una sorta di "buonismo relazionale", che, da un lato, impedisce di vedere e dire la verità e, dall'altro, spinge a minimizzare il rilievo e la portata dei segnali più sconvolgenti della vita quotidiana, cui si riserva scientemente e deliberatamente un'attenzione minima e più che superficiale.

Eppure, i molteplici maltrattamenti in famiglia e un ricorso così ampio a metodi violenti contro donne e bambini interpellano, per un impulso naturale, le coscienze più avvertite e di certo non supinamente consenzienti rispetto a un innegabile malcostume, che mina la serenità e l'integrità stessa della convivenza.

Occorre aprire una riflessione seria e interrogarsi sulle cause, recenti e remote, di una consistente assuefazione a certi comportamenti devianti e sui possibili meccanismi di intervento atti a contrastarli e prevenirli in radice.

Minori è una piccola comunità, dove, purtroppo si fiutano, spesso senza il filtro dello spirito critico, profumi e veleni del mondo contemporaneo e dove hanno facile presa quelli che il Papa, proprio nell'Angelus di domenica 5 febbraio, ha definito "i germi inquinanti dell'egoismo, dell'invidia, della maldicenza". Questi germi, uniti alla chiusura individualistica, al disinteresse per un sano tessuto sociale, a una sostanziale incomunicabilità, tanto più marcata quanto più incontrollabile è il chiacchiericcio di strada, hanno prodotto il progressivo venir meno di una mentalità e di una cultura nutrite di idee e di valori forti, in grado di esprimere un progetto complessivo di famiglia, di perseguire e attuare tale progetto e di assumersi il compito di trasfonderne il senso nella formazione delle nuove generazioni. I giovani, dal canto loro, respirando gli effetti dirompenti dell'avanzata della modernità capace, come ha scritto Bauman, di "sciogliere tutto ciò che è solido", non trovano rilevanti modelli di riferimento nelle agenzie educative locali. Le associazioni ecclesiali e civili sono, per lo più, ridotte a macchine produttrici di potere per pochi, quando non sono addirittura considerate feudo personale di qualcuno in cerca di visibilità e di posizioni dominanti o anche palestra operativa per la realizzazione di aspirazioni al protagonismo.

Ne è derivato un visibile annacquamento del messaggio cristiano e di quell'impianto spirituale, che ha improntato di sé le attuali generazioni anziane e quelle passate, dando un indirizzo al profilo comunitario e alla stessa fisionomia del paese.

La dimensione di autoreferenzialità di alcuni organismi religiosi ha finito per privilegiare l'esteriorità, il ritualismo fine a se stesso, la superficialità e la chiassosità a scapito dello sviluppo dell'interiorità e della capacità di meditazione e di raccoglimento.

Purtroppo, anche i rappresentanti delle pubbliche istituzioni mostrano talora di partecipare più o meno disinvoltamente, quasi come in un fatale gioco di specchi, a questa specie di inabissamento nel negativo.

Quanto rilevato dal Centro antiviolenza è figlio naturale di tutti questi aspetti deteriori che sono maldestramente coperti da una facciata di perbenismo e da una patina di falsa tranquillità.

Un celebre autore francese del secolo scorso, Julien Green, ha scritto che "finché si è inquieti si può essere tranquilli".

Come non si può non essere inquieti di fronte a quel 40 per cento di donne, che, a Minori, subiscono umiliazioni ed atti di forza bruta?

E' un autentico grido d'allarme, che sollecita l'assunzione di responsabilità di chiunque svolge un ruolo guida nella comunità locale e chiama in causa tutti gli enti con funzione educativa. Urge una capillare attività di sensibilizzazione delle coscienze, soprattutto da parte di chi opera con questo specifico compito a livello individuale e collettivo.

Patologie considerevoli, fragilità estese a una non ristretta cerchia di nuclei familiari, solitudini, frustrazioni, debolezze persistenti di soggetti vulnerabili non possono trovare campo in un'azione consapevole di coinvolgimento e di collegamento tra riferimenti formativi e vita reale.

Urge, altresì, recuperare una vera comunione ecclesiale, affinché i responsabili e componenti delle strutture associative, che la incarnano, si accollino l'onere faticoso ma esaltante di additare, con la parola e con l'esempio, un orizzonte generale di senso, si impegnino a far sentire l'importanza e la centralità di una permanente formazione umana e cristiana per un assetto e una riproduzione sociali in termini alti e per fare di essa la matrice del carattere e della personalità di giovani e adulti.

Si ponga mano a un'alleanza educativa di ampio respiro tra i soggetti pubblici e privati coinvolti, anche in ossequio al monito lapidario e paterno di Papa Francesco, che, nel messaggio annuale per la pace nel 2017 ha scritto: "Si arrestino le violenze domestiche e gli abusi su donne e bambini".

L'ottimismo della volontà faccia premio sullo scetticismo dell'intelligenza, non si indulga alla mediocrità, non ci si senta paghi dell'esistente, si esorcizzi ogni deriva disumanizzante, si agisca con iniziative durature e si punti in alto con coerenza e lungimiranza, se non si vuole rimanere in una zattera della Medusa votata all'autoaffondamento.

*già dirigente scolastico del Liceo "Ercolano Marini" di Amalfi

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