Tu sei qui: AttualitàSu Ravello l'ira degli dei
Inserito da (redazionelda), giovedì 17 ottobre 2019 16:38:42
di Antonio Schiavo
Olimpo, 15 ottobre 2019 - Trambusto e subbuglio indicibile sul monte degli dei.
"Chiamatemi quell'imbelle di Bacco, subito!". Giove era incazzato nero... tra l'altro si era alzato con Selene storta. Forse perché la ninfa gli si era negata, forse per l'ennesima litigata con quella scassapalle di Giunone. Sta di fatto che non lo si teneva. Era tonitruante più che mai.
"Mercurio? Dov'è Bacco? Sicuramente quel gran figlio di...Semele (e pure mio, per la verità) starà ancora alle prese con l'ennesima sbronza e con i postumi di chissà quale orgia. Cercamelo, altrimenti..."
E via con un tuono, con due tuoni, con scrosci di pioggia a secchiate su Gea, incolpevole.
Mercurio corse come un pazzo, più del solito. Effettivamente Bacco stava dormendo placidamente tra le braccia di Morfeo.
"Alzati, fa' presto, il Principale ti aspetta!" Mercurio era più preoccupato che affannato.
L'altro, conoscendo il babbo, non se lo fece ripetere due volte. Senza nemmeno lavarsi, corse a perdifiato e, prima che Zeus lo interrogasse, mise subito le mani avanti. "Non è come pensi... ieri sera sono rientrato tardi solo perché, uscito dal mio tempietto a Cimbrone mi ero incantato sulla Terrazza dell'Infinito a Ravello con Cerere. Stavamo solo ammirando, incantati persi, un empireo stellato e il riflesso tremolante di Selene sul regno di Nettuno che evidentemente aveva convinto Eolo a starsene buono perché non tirava, sebbene in pieno autunno, nemmeno un refolo di vento. Ah che posto da sogno..."
"Posto da sogno, un corno" l'ira del Padre degli dei non si era placata per nulla "tutti litigano con tutti, al loro confronto le Erinni e le Furie sono delle pecorelle mansuete, fingono di coltivare la memoria ma ne fanno strame tutti i giorni insultandosi a vicenda, sacrificando spesso la dignità di un passato glorioso sulle are di Pluto, dio della ricchezza smisurata".
"Non è così, Padre... io che ci vado spesso ti dico che ci sono ancora giovani e meno giovani che lavorano al buon nome di Ravello, non si fanno abbindolare dalle magie dei pifferai di turno, spesso forestieri, dagli effetti speciali (che chissà quanto costano), dai peana a senso unico per amministratori di ieri e di oggi, magnificati osservando solo una faccia della dracma o del sesterzio, e pensano davvero che Ravello non meriti tutto questo..."
"Non mi convinci, Bacco," e giù con un altro temporale e tuoni e cumuli ad oscurare il cielo della Costiera. "Cosa sono allora, me lo spieghi, tutte queste diatribe sui conti della Fondazione, sugli assalti a quella biga (oggi la chiamano diligenza), qualche "excusatio non petita", le code di paglia, le accuse velenose e i veti incrociati, gli editti in arrivo da Partenope di cui non si sa più nulla, i papielli sotto dettatura e i sermoni dei cattedratici, le offese gratuite? A questo si è ridotto quel posto benedetto dal Fato e anche da me?" .
Giove era un fiume in piena. Le dee dell'Olimpo erano accorse per calmarlo, Giunone gli aveva preparato una tisana all'uva spina ma...
All'improvviso, come colto da un raptus, esclamò, paonazzo "Basta! Meritano almeno un avvertimento!"
Si recò nella fucina di Vulcano, si fece forgiare un fulmine bello possente e prima che qualcuno potesse impedirglielo lo scagliò con veemenza su Ravello.
Anche il sommo Giove, però, cominciava ad invecchiare benchè immortale. Una visita oculistica non gli avrebbe fatto male.
Il fulmine arrivò, sì a Ravello, ma la mira...
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