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Scurati e il suo amore per il borgo di Torello: «Pae­sag­gio rurale da tu­te­la­re»

Da quat­tro de­cen­ni il Pre­mio Stre­ga 2019 tra­scor­re l’esta­te nel­la fra­zio­ne di Ra­vel­lo «Pae­sag­gio da tu­te­la­re»

Inserito da (redazionelda), mercoledì 15 luglio 2020 09:42:07

Pubblichiamo l'articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno di lunedì 13 luglio a firma di Michelangelo Iossa.

 

«Cre­do che To­rel­lo og­gi in­car­ni il ve­ro spi­ri­to di Ra­vel­lo. Que­sto bor­go è par­te di quel­lo che l'Une­sco ha de­fi­ni­to ‘pae­sag­gio vi­ven­te' - ri­fe­ren­do­si al­la Co­stie­ra amal­fi­ta­na - che non esi­ste in na­tu­ra ma che è, in­ve­ce, na­tu­ra per­mea­ta di cul­tu­ra. È uno spo­sa­li­zio fe­li­ce tra la na­tu­ra stes­sa e il len­to e in­tel­li­gen­te la­vo­ro dell'uo­mo». Il ro­man­zie­re An­to­nio Scu­ra­ti rac­con­ta il bor­go di To­rel­lo. Nes­sun ne­go­zio, nes­su­na at­ti­vi­tà com­mer­cia­le e un cen­ti­na­io di ani­me che vi­vo­no in una fra­zio­ne del­la più no­ta Ra­vel­lo. Un bor­go che per lo scrit­to­re - che ha con­qui­sta­to, tra gli al­tri un Pre­mio Stre­ga e un Pre­mio Cam­piel­lo - è an­co­ra un «luo­go an­ti­co, me­ra­vi­glio­so e ap­par­ta­to, pro­prio co­me mi ap­par­ve quan­do lo vi­di per la pri­ma vol­ta ne­gli an­ni ‘70».

Un bor­go che per lo scrit­to­re - che ha con­qui­sta­to, tra gli al­tri un Pre­mio Stre­ga e un Pre­mio Cam­piel­lo - è an­co­ra un «luo­go an­ti­co, me­ra­vi­glio­so e ap­par­ta­to, pro­prio co­me mi ap­par­ve quan­do lo vi­di per la pri­ma vol­ta ne­gli an­ni ‘70». Po­co più di qua­rant'an­ni fa que­sta fra­zio­ne di Ra­vel­lo en­trò nel cuo­re, nei sen­si e nel­la vi­ta di Scu­ra­ti, che de­ci­se co­sì di eleg­ger­la a suo buen re­ti­ro. «La mia fa­mi­glia ac­qui­stò una ca­sa con­ta­di­na con pic­co­li ter­raz­za­men­ti di li­mo­ni e or­ti mol­to cu­ra­ti.

Quel­la ca­sa è l'epi­cen­tro del­le no­stre esta­ti da quat­tro de­cen­ni - spie­ga lo scrit­to­re - quan­do ar­ri­vam­mo qui non era sta­ta an­co­ra co­strui­ta la ro­ta­bi­le (l'at­tua­le via del­la Re­pub­bli­ca che con­giun­ge il cen­tro di Ra­vel­lo con il bor­go di To­rel­lo, ndr) e il li­mi­te del­la stra­da era la chie­sa di San Co­sma. Rag­giun­ge­va­mo la no­stra ca­sa sol­tan­to a pie­di, af­fron­tan­do lun­ghe sca­li­na­te: ar­ri­va­re a Ra­vel­lo, nel­la sua piaz­za per po­ter in­con­tra­re i no­stri ami­ci era piut­to­sto fa­ti­co­so». «La mia fa­mi­glia ac­qui­stò una ca­sa con­ta­di­na con pic­co­li ter­raz­za­men­ti di li­mo­ni e or­ti mol­to cu­ra­ti. Quel­la ca­sa è l'epi­cen­tro del­le no­stre esta­ti da quat­tro de­cen­ni - spie­ga lo scrit­to­re - quan­do ar­ri­vam­mo qui non era sta­ta an­co­ra co­strui­ta la ro­ta­bi­le (l'at­tua­le via del­la Re­pub­bli­ca che con­giun­ge il cen­tro di Ra­vel­lo con il bor­go di To­rel­lo, ndr) e il li­mi­te del­la stra­da era la chie­sa di San Co­sma. Rag­giun­ge­va­mo la no­stra ca­sa sol­tan­to a pie­di, af­fron­co­lo tan­do lun­ghe sca­li­na­te: ar­ri­va­re a Ra­vel­lo, nel­la sua piaz­za per po­ter in­con­tra­re i no­stri ami­ci era piut­to­sto fa­ti­co­so».

Ma è for­se que­sto l'ele­men­to-chia­ve che fa di To­rel­lo il luo­go che me­glio in­ter­pre­ta lo spi­ri­to dell'area ra­vel­le­se e, per esten­sio­ne, dell'in­te­ra co­stie­ra: «Il bor­go è ai mar­gi­ni del­la frenesia tu­ri­sti­ca ma, al­lo stes­so tem­po, non è di­stan­te da Ra­vel­lo, uno dei luo­ghi più ama­ti e ce­le­bra­ti dai vi­si­ta­to­ri di tut­to il mon­do». Na­to a Na­po­li nel 1969, ma cre­sciu­to a Ve­ne­zia ne­gli an­ni del­la for­ma­zio­ne sco­la­sti­ca, Scu­ra­ti vi­ve e la­vo­ra a Mi­la­no, cit­tà che re­cen­te­men­te gli ha con­fe­ri­to l'Am­bro­gi­no d'Oro: al­cu­ni dei suoi ti­to­li - da Il So­prav­vis­su­to a Il tem­po mi­glio­re del­la no­stra vi­ta e, so­prat­tut­to, M. Il fi­glio del se­co­lo - so­no og­get­to di gran­de at­ten­zio­ne da par­te del pub­bli­co e del­la cri­ti­ca spe­cia­liz­za­ta in­ter­na­zio­na­le. È no­ti­zia de­gli ul­ti­mi gior­ni che M. L'uo­mo del­la prov­vi­den­za, se­con­do at­te­sis­si­mo ca­pi­to­lo del­la tri­lo­gia scu­ra­tia­na di cui Be­ni­to Mus­so­li­ni è pro­ta­go­ni­sta, sa­rà nel­le li­bre­rie a set­tem­bre e che la ca­sa di pro­du­zio­ne Wild­si­de ha ac­qui­si­to il di­rit­ti del pre­ce­den­te M. Il fi­glio del se­co­lo per tra­sfor­ma­re il li­bro «che rac­con­ta il fa­sci­smo co­me un ro­man­zo, dall'in­ter­no, sen­za fil­tro po­li­ti­co e ideo­lo­gi­co» in una se­rie te­le­vi­si­va de­di­ca­ta a quel­la «sto­ria del­la Sto­ria che ci ha re­si quel­lo che sia­mo og­gi». Co­me tut­ti i li­bri di An­to­nio Scu­ra­ti, an­che que­sto ul­ti­mo tas­sel­lo del­la sua car­rie­ra de­ve qual­co­sa a To­rel­lo: «Tut­ti i miei ro­man­zi - ri­ve­la Scu­ra­ti - so­no sta­ti scrit­ti, in­te­gral­men­te o par­zial­men­te, in que­sta ca­sa. Per scri­ve­re il li­bro Il bam­bi­no che so­gna­va la fi­ne del mon­do fe­ci an­co­ra di più: pre­si in af­fit­to un piccolo ap­par­ta­men­to nel cuo­re an­ti­co di To­rel­lo, po­co di­stan­te dal­la no­stra abi­ta­zio­ne.

Uno spa­zio pic­co­lo, de­sti­na­to uni­ca­men­te al­la ste­su­ra del mio ro­man­zo!» La ca­sa del­la fa­mi­glia Scu­ra­ti si tro­va a San Pie­tro al­la Co­sta, seg­men­to ra­vel­le­se che so­vra­sta il bor­go e la chie­sa di San Mi­che­le Ar­can­ge­lo a To­rel­lo, e si è pro­gres­si­va­men­te tra­sfor­ma­ta in luo­go d'ele­zio­ne per i ge­ni­to­ri Ro­sa­ria e Lui­gi e luo­go di ispi­ra­zio­ne per i due fra­tel­li del­lo scrit­to­re. Mar­co, il più gran­de dei tre Scu­ra­ti, è un im­pren­di­to­re e vi­ve a Ve­ne­zia; nel 2019 è sta­to lo­cal coor­di­na­tor di due pa­di­glio­ni del­la Bien­na­le d'Ar­te, uno dei qua­li - quel­lo del­la Li­tua­nia - ha con­qui­sta­to il Leo­ne d'Oro. Il più gio­va­ne dei tre è Lo­ren­zo, fo­to­gra­fo, vi­deo­ma­ker e re­gi­sta, og­gi fir­ma di pun­ta di mol­ti spe­cial e do­cu­men­ta­ri di Atlan­ti­de, pro­gram­ma del gior­na­li­sta An­drea Pur­ga­to­ri in on­da su La7.

Il ca­rat­te­re ru­ra­le e mo­nu­men­ta­le di To­rel­lo è al cen­tro dell'at­ten­zio­ne di An­to­nio Scu­ra­ti, un ca­rat­te­re che va tu­te­la­to: «Si in­tra­ve­do­no al­cu­ni se­gni di de­gra­do in­tor­no a que­sto bor­go. Ter­raz­za­men­ti ab­ban­do­na­ti, in­cu­ria, ster­pi e ser­pi. Vie­ne in men­te il ti­to­lo di un li­bro di Car­lo Le­vi, Il fu­tu­ro ha un cuo­re an­ti­co: l'in­con­tro tra la gran­dio­si­tà del­la Sto­ria e l'in­can­to del­la na­tu­ra rag­giun­ge in que­sto luo­go una sin­te­si per­fet­ta. Que­sta straor­di­na­rie­tà si tra­du­ce an­che in una re­spon­sa­bi­li­tà: non pos­sia­mo per­met­ter­ci di cre­de­re che esi­sta una so­la ‘ere­di­tà pas­si­va' dei luo­ghi, non sia­mo ere­di te­sta­men­ta­ri che cer­ti­fi­ca­no sol­tan­to l'esi­sten­za di un pa­tri­mo­nio. Il fu­tu­ro del bor­go di To­rel­lo ri­sie­de nel pre­ser­va­re ciò che è un va­lo­re som­mo. In un'ot­ti­ca di mo­der­ni­tà, è do­ve­ro­so tu­te­la­re il suo pae­sag­gio ru­ra­le».

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