Tu sei qui: AttualitàPer Salvatore Esposito (Genny Savastano) Gomorra prende spunto dalla realtà, non viceversa
Inserito da (redazionelda), domenica 2 settembre 2018 19:15:09
di Miriam Bella
Salvatore Esposito, trentadue anni, appassionato sin da bambino di recitazione, nasce a Napoli e cresce poco distante, finché non termina la Scuola di Cinema del capoluogo campano, per poi trasferirsi a Roma.
Nel 2013, dopo aver lavorato per una nota catena di fast food, ottiene il suo primo ruolo da attore nella serie TV "Il clan dei camorristi", ma è l'anno successivo, grazie alla fiction "Gomorra", che il suo volto da duro diventa noto al grande pubblico come quello del boss Genny Savastano.
Il primo settembre lo abbiamo incontrato a Bellizzi, in occasione dell'apertura della nona edizione del Premio Fabula dove, sotto l'ormai consolidata direzione artistica di Andrea Volpe, Salvatore ha incontrato i "Giovani creativi", rispondendo con simpatia alle domande che questi avevano preparato per lui; l'unica difficoltà l'ha registrata su quella postagli da una bimba che voleva sapere cosa fossero per lui l'amore e la felicità, però, insomma, direi che qui saremmo inciampati tutti.
Salvatore, sei noto al pubblico come Genny Savastano, eppure sappiamo che il provino per la fiction "Gomorra" non avresti nemmeno dovuto farlo: ci racconti com'è andata?
Beh, in effetti io a quei provini facevo da spalla.
Ti spiego: la casting director aveva bisogno di una persona che desse le battute agli attori che facevano il provino e io stavo lì per quello, solo che poi chiesero che il provino lo facessi io e alla fine mi scelsero.
E il resto lo sappiamo. Così come sappiamo che la fiction che ti ha dato la notorietà è una delle più discusse di sempre.
La critica maggiore che ha ricevuto riguarda l'influenza negativa che secondo alcuni avrebbe avuto e avrebbe sui più giovani. Tu, che peraltro in occasione del premio Fabula con dei giovani hai avuto a che fare, cosa ti senti di dire a riguardo?
È "Gomorra" che prende spunto dalla realtà, purtroppo, e non viceversa.
Tutto ciò che racconta non è inventato, ma è sempre qualcosa che è già accaduto. Non c'è nulla di nuovo, qualsiasi cosa si è vista nella serie è stata, ahinoi, già vissuta.
Io credo che chiunque provi a far cadere delle colpe sull'arte, che si tratti di una serie TV o di un libro, stia soltanto provando a scaricare addosso a qualcun altro o qualcos'altro le responsabilità di cui invece dovrebbe farsi carico una data istituzione.
Posso, quindi, dedurre il tuo parere riguardo le critiche mosse nei confronti di Roberto Saviano, autore dell'omonimo best seller, cui la fiction è ispirata, e reo di aver raccontato fatti che, per alcuni, avrebbe fatto meglio a tacere.
Ma assolutamente, Roberto (Saviano ndr) è una persona che ha sacrificato la sua libertà personale per urlare al mondo la presenza di un male e di un sistema criminale. Questa non può essere una colpa.
Restando in tema cinema, ma lasciando per una attimo "Gomorra", so che sei appena rientrato dalla 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Ti va di dirci qualcosa?
Sì, sono stato lì col cortometraggio di Tony D'Angelo "Nessuno è innocente", durante la Settimana della Critica. E pensa che il personaggio che interpreto è proprio una vittima dei luoghi comuni negativi su Napoli, città che conosce solo attraverso i mass media e che immagina quasi come un girone dell'inferno.
Allora a proposito di cose negative, prima di salutarci voglio farti un'ultima domanda. Che cos'è la camorra per Salvatore Esposito, cosa sono le mafie? Se dovessi descriverle ad uno dei ragazzini che hai incontrato oggi, cosa diresti?
In poche parole, direi che la camorra, le mafie sono una macchia, una grossa macchia nera in un mondo di luce: ecco. E poi, ad un ragazzino, direi di fare attenzione e seguire sempre, sempre la luce.
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