Tu sei qui: Attualità“Israele si fermi”: l’accusa di Paolo Russo contro il genocidio del popolo palestinese
Inserito da (Admin), giovedì 29 maggio 2025 07:34:39
di Paolo Russo -
C'è voluto lo sterminio di nove fratellini, il massacro di una famiglia e lo strazio dei superstiti per risvegliare i governi europei e un'opinione pubblica in gran parte distratta. Ci sono voluti 20 mesi perché anche qualche canale RAI/Mediaset, qualche giornale filogovernativo, addirittura qualche politico italiano di maggioranza abbia fatto sentire una flebile, timida, impacciata vocina di condanna del massacro attuato da Israele. E lo fa, probabilmente, soprattutto per assecondare la tendenza popolare ad accorgersi finalmente del genocidio in atto. Ma va bene così, è già qualcosa. In attesa che venga presto o tardi dichiarata l'evidente verità: col pretesto di colpire i terroristi di Hamas, Israele sta attuando una pulizia etnica nei confronti del popolo palestinese, di tutto il popolo palestinese, condannandolo ai bombardamenti, alla distruzione, alla morte per fame. 60.000 civili ammazzati, compresi anziani e donne, erano terroristi? E i malati ricoverati? E i 15.000 bambini? Erano terroristi i medici e gli infermieri attivi negli ospedali colpiti senza pietà? I giornalisti, gli operatori umanitari, i volontari della Croce Rossa uccisi mentre prestavano soccorso erano terroristi? Che cosa dovremo ancora aspettare perché ad Israele si applichino almeno le sanzioni economiche? Basta, questa strage va fermata, vanno fermate le violenze dei coloni israeliani in Cisgiordania, va fermato l'odio con cui questa scellerata politica sta avvelenando le generazioni future per chissà quanti decenni a venire. BASTA va detto forte e chiaro da tutti, a prescindere dalle scelte di schieramento o di partito: forse in costiera la Conferenza dei Sindaci potrebbe prendere una posizione decisa a nome della comunità, forse l'Arcidiocesi potrebbe dire una parola sul tema (se l'avesse già fatto sarei felice di apprenderlo), forse i giornali locali potrebbero interessarsi un po' anche di questo (non è un'accusa, è un invito). Perché di fronte a un simile eccidio, purtroppo, ogni silenzio, ogni "parlar d'altro" equivale a complicità.
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