Tu sei qui: AttualitàIl peccato di omissione
Inserito da Antonio Schiavo (redazionelda), giovedì 21 gennaio 2021 16:02:04
di Antonio Schiavo
Ho sempre pensato, forse sbagliando, che il peccato peggiore fosse quello di omissione. In tale ottica, leggendo oggi il messaggio del Sindaco di Ravello la mia prima impressione è stata un misto di gioia e perplessità.
Chiaramente il sollievo era legato alla sua guarigione da questo male subdolo che sta aggredendo non solo il fisico ma anche la psiche di molti, la perplessità, invece, per le conclusioni che, a mio modesto avviso potevano essere evitate.
In queste settimane ho telefonato un paio di volte a Salvatore al quale mi lega un'amicizia di lunga data non scalfita dai pur numerosi contrasti su alcune, reciproche scelte di campo, su percorsi politici diversi quando non antitetici.
Mi sono sempre meravigliato della sua forza d'animo e del suo ottimismo pur in un momento di forte preoccupazione per la salute e di notevole impatto emotivo in ragione di una malaugurata recrudescenza dell'epidemia nel nostro paese.
Non ho mai, nemmeno per un momento, pensato che tutto ciò fosse frutto di leggerezza o di superficialità né tanto meno di indifferenza verso quanto stava succedendo.
Altrettanto era indiscutibile per me che l'impennata del contagio, in una realtà da sempre magnificata come pressochè immune, necessitasse di un attento controllo e una continua attività di pungolo da parte di ogni cittadino, indipendentemente dalle sue opinioni, avente a cuore le sorti sanitarie di Ravello.
A maggior ragione se a farlo fosse l'unica voce indipendente e libera che la nostra cittadina e (lo dico con un po' di presunzione) l'intera Costiera possa vantare.
L'attenzione posta da Il Vescovado all'evolversi, che a un certo punto, sembrava fuori controllo dell'epidemia, la veicolazione, senza filtri o secondi fini, delle informazioni che la gente ci chiedeva (non era, mi si creda, la "caccia all'untore" di manzoniana memoria) non possono e non debbono essere viste come strumentalizzazioni per una finalità che francamente mi sfugge e che oggettivamente mal si concilia con quello che pure mi è parso un nobile e signorile messaggio alla popolazione tutta da parte del primo cittadino.
E' chiaro che, in questa campagna elettorale che si preannuncia lunghissima e infuocata, una qualsiasi voce fuori dal coro possa essere interpretata come preconcetta se, non peggio, pretestuosa o eterodiretta.
E' però altrettanto sacrosanto dar credito a chi fa giornalismo di una onestà intellettuale che non può essere riconosciuta a corrente alternata, derubricandola - quando non allineata - a insolente e strumentale controcanto.
E' come se, nel contesto epidemiologico e sanitario che avviluppa l'Italia da un anno ormai, l'affermare che i ritardi, i mancati ristori, le inconcludenze che i partiti di opposizione, ma anche le persone dotate di un minimo di raziocinio, addebitano a chi ci governa fossero da catalogare solo come maldicenze o, peggio, come sciacallaggio mediatico per lucrare un maggior dividendo quando e semmai si andrà a votare.
L'opportuno richiamo alla solidarietà e al sereno percorso da intraprendere fatto dal nostro Sindaco (ahi mi è sfuggito un improprio aggettivo possessivo!).
devono essere accolti e condivisi senza se e senza ma, però è altrettanto auspicabile che ad ognuno, in questo momento così critico, venga riconosciuta buona fede e disinteressato impegno perché, solo se non si guarda l'altro sempre con sospetto, la strada da percorrere sarà meno in salita.
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