Tu sei qui: AttualitàDress code a scuola, tra divieti e libertà: circolari e depliant dividono studenti e presidi
Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), venerdì 19 settembre 2025 11:54:31
Gonne troppo corte, addomi scoperti, cappelli, unghie lunghe, jeans strappati, zeppe e infradito in classe: con il nuovo anno scolastico torna il dibattito sull'abbigliamento a scuola. In diversi istituti italiani, oltre alle tradizionali circolari, compaiono quest'anno veri e propri depliant per spiegare agli studenti cosa è consentito e cosa, invece, può comportare richiami o addirittura l'allontanamento dalle lezioni.
A Taormina, la dirigente di un liceo ha fatto stampare e distribuire un opuscolo che illustra nel dettaglio gli outfit ammessi e quelli vietati. «Più che di dress code parlerei di vestire in modo decente - osserva Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma -. La scuola è un luogo sacro, che va rispettato: nessuno si presenterebbe a un matrimonio vestito da bagnino o da miss spiaggia».
Le restrizioni variano da città a città: al "Marini -Gioia - Comite" di Amalfi gli alunni devono presentarsi alle lezioni «puntuali e abbigliati in modo decoroso, evitando canotte, pantaloni corti o vistosamente lacerati e magliette scollate», mentre a Pisa è stato vietato qualsiasi tipo di top o pantaloncino, con la possibilità di essere rimandati a casa. E, ancora, a Trezzano sul Naviglio, il divieto riguarda anche «unghie estremamente lunghe e appuntite».
Secondo un sondaggio di Skuola.net, circa uno studente su cinque frequenta scuole con regole specifiche sull'abbigliamento o sull'aspetto fisico: non solo vestiti, ma anche make-up, piercing, colori dei capelli o lunghezza della barba. Alcuni istituti arrivano persino a consigliare di legare i capelli se troppo lunghi o di mantenere baffi e barbe curati.
Non mancano le critiche. Il Codacons giudica queste disposizioni «una burocrazia inutile che rischia di complicare la vita degli studenti, limitandone la libertà». DirigentiScuola invita invece a «coinvolgere famiglie e studenti nella definizione dei regolamenti», evitando imposizioni dall'alto.
Resta il nodo centrale: come conciliare il rispetto del decoro e della sicurezza con il diritto degli studenti a esprimere la propria personalità. Una questione che, a ogni inizio d'anno, riaccende il confronto tra scuole, famiglie e ragazzi, divisi tra disciplina e libertà di espressione.
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