Tu sei qui: AttualitàBrandelli d'Italia: il perenne rischio idrogeologico (nell'incuria) in Costiera Amalfitana
Inserito da (redazionelda), mercoledì 24 ottobre 2018 18:41:45
di Antonio Schiavo
"Brandelli d'Italia" era il titolo di un libro pubblicato quasi quarant'anni fa il cui autore era Antonio Cederna, uno dei massimi studiosi dell'arte e del territorio italiano, giornalista de L'Espresso e autentico protagonista delle battaglie (allora di retroguardia) per la tutela dell'ambiente.
Mi è tornato in mente quel titolo dopo aver letto, in rapida successione, gli articoli sulla nuova caduta massi nella frazione di San Cosma, ma soprattutto sul mastodontico pezzo di roccia crollato in località Carramone, alle porte di Ravello.
Mi sono anche ricordato che, più o meno nello stesso periodo in cui fu edito il libro di Cederna, i soliti fascio-disfattisti locali, sul loro fogliaccio stampato su ciclostile (allora non esistevano i social media a cui tutti , anche i mentecatti, possono bellamente accedere) che si chiamava "Albero e foglia" (da un famoso romanzo di Tolkien) avevano già raccontato questo fenomeno.
Di come la strada di Chiunzi fosse in una condizione di dissesto grave, con i costoni fatiscenti, il manto stradale simile ad una pista di pattinaggio dopo appena due gocce di pioggia, con la foresta vergine che fiancheggiava (a volte coprendola) la sede stradale generando forti rischi per chi vi si avventurava.
Sono passati i lustri, si sono succeduti amministratori locali, responsabili di comunità montane che si sono riempiti la bocca - e i curricula- di progetti faraonici, di promesse di finanziamenti rimasti quasi tutti sulla carta. Intanto la situazione è rimasta pressochè inalterata: qualche intervento finalmente si è cominciato a vedere solo nell'ultimo anno ma che assomiglia più ad un pannicello caldo su un malato in condizioni di irreversibile gravità.
Si parla però anche di stanziamenti più cospicui che, visto come vanno le cose nel nostro sciagurato Paese, richiederanno tempi forse biblici per concretizzarsi in opere definitive.
La montagna nel frattempo continua a sbriciolarsi, gli incidenti si susseguono, l'asfalto è rimasto, più o meno, quello di quarant'anni fa, con qualche rattoppo insignificante ed estemporaneo.
Si dirà: ma da recenti studi si è visto che più dell'80 per cento del paesaggio nazionale è a rischio idrogeologico , risultato di una politica del territorio insensata e irresponsabile. Quindi il problema è più complesso e riguarda più enti di questo Circo Barnum che è diventata la politica italiana dove tutti possono intervenire ma nessuno interviene, in uno scaricabarile burocratico senza fine.
La teoria assolutoria del mal comune mezzo gaudio non regge ; si veda quanto negli ultimi tempi è successo a Genova, in Calabria, in Sardegna solo a dar conto delle cronache più recenti. Ognuno deve fare la sua parte ma nessuno muove un dito.
Ritornando a noi e alle problematiche locali ci sfugge (forse per colpa nostra) quali interventi che non siano di poco conto o di facciata (ricordate la proposta di un consiglio comunale on the road sui luoghi degli smottamenti?) si vogliano intraprendere perché questa vergogna che ci espone al ludibrio generale cessi una volta per tutte.
Al momento, ahinoi, si può solo parafrasare il titolo del libro riportato all'inizio facendolo diventare strofa del nostro inno nazionale che suonerebbe così: "Brandelli d'Italia, l'Italia non s'è desta..." Ma dorme sonni tranquilli.
Fino alla prossima tragedia.
Nella foto i massi piombati sulla strada Provinciale 2A Maiori-Tramonti lo scorso gennaio.
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