PoliticaDa Ravello guerra a De Luca. Sindaco Di Martino: via Felicori dalla Fondazione

Da Ravello guerra a De Luca. Sindaco Di Martino: via Felicori dalla Fondazione

La delibera della giunta comunale trasmessa alle autorità regionali competenti

Inserito da (redazionelda), martedì 29 ottobre 2019 13:52:13

Revoca del provvedimento di nomina del commissario Mauro Felicori che non ha realizzato e perseguito gli obiettivi sottesi al commissariamento della Fondazione Ravello, non adottando gli atti di programmazione necessari per garantire il superamento della situazione iniziale di stallo, ancora oggi evidente. Inoltre ripristinare, nell'immediato, gli organi di Governo della Fondazione Ravello. E' quanto in buona sostanza chiede la giunta comunale di Ravello guidata dal sindaco Salvatore Di Martino con l'annunciata deliberazione numero 117 del 23 ottobre 2019.

«L'intervento commissariale, ad oggi, non ha prodotto i frutti sperati, anzi lo stesso pare aver svuotato di autonomia l'articolazione ravellese della Fondazione, non condividendo con il territorio le decisioni rilevanti, procedendo in maniera unilaterale, non considerando che la Fondazione è sul territorio ravellese, e certamente Ravello non può essere un semplice spettatore passivo» si legge dalla delibera (che si pubblica in allegato per completezza d'informazione).

In realtà l'azione politica di Palazzo Tolla è conseguente alla sospensione di Secondo Amalfitano dalle mansioni di direttore di Villa Rufolo operata da Felicori. Il primo cittadino, che si firma quale proponente la delibera trasmessa alle autorità regionali competenti, tiene a specificare che «il presente provvedimento, espressione di una volontà politica, non nasce per ragioni di carattere personale».

Excusatio non petita, accusatio manifesta, dicevano i latini.

 

Felicori, lo ricordiamo, è espressione del governatore della Campania Vincenzo De Luca che lo scorso gennaio lo aveva nominato commissario straordinario della Fondazione Ravello proprio su sollecitazione del sindaco Di Martino che però non ha mai approvato il modus operandi da "podestà" del manager bolognese, giunto per mettere ordine nel "pollaio di Ravello".

«La previsione di una gestione commissariale era diretta all'individuazione di una figura che fungesse da cerniera fra Ministero, Regione e Comune, determinando scelte e decisioni di efficacia comune; all'adozione di necessarie modifiche statutarie, da condividersi con i soci; al conferimento dei tre beni (Auditorium, Palazzo Episcopio e Villa Rufolo) alla Fondazione in una logica di programmazione e pianificazione sinergica» scrive il primo cittadino nel deliberato.

A dire il vero dopo dieci mesi di commissariamento e un festival che di certo non passerà alla storia per per qualità e numero di spettatori (è costato circa 2,5 milioni di euro e si attendono i dati ufficiali) ancora nulla è dato sapersi - oltre all'avviata epurazione di Amalfitano - su quello che sarà il nuovo assetto della Fondazione Ravello chiamata al ritorno "alla normalità" dal gennaio prossimo.

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