Storia e StorieIl Milite Ignoto è eterno, figlio d’Italia e fratello di tutti noi

Il Milite Ignoto è eterno, figlio d’Italia e fratello di tutti noi

Inserito da (redazionelda), lunedì 1 novembre 2021 14:51:53

di Salvatore Ulisse Di Palma*

Nel 2021 ricorre il centenario della traslazione del Milite Ignoto all'Altare della Patria e per tale occasione il Gruppo delle Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia, in collaborazione con l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), ha avviato il progetto "Milite Ignoto, Cittadino d'Italia" finalizzato al conferimento della "cittadinanza onoraria" da parte di tutti i Comuni italiani. Detta iniziativa è sostenuta anche dal Consiglio Nazionale Permanente delle Associazioni d'Arma (ASSOARMA).

Chi è il Milite Ignoto e cosa Egli rappresenta.

Dopo i fatti della Grande Guerra, le Nazioni che vi avevano partecipato, come simbolo degli enormi sacrifici e gli eroismi delle collettività, decisero di onorare la salma di un soldato combattente anonimo, caduto con le armi in pugno. Approvata la legge, l'allora Ministero della Guerra diede incarico ad una commissione che esplorò attentamente tutti i luoghi nei quali si era combattuto, dal Carso agli Altipiani, dalle foci del Piave al Montello.

Undici furono le salme individuate, tutte anonime e composte in bare di legno grezzo, tutte uguali, rappresentanti le seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare. Esse ebbero ricovero, in un primo tempo, a Gorizia, da dove furono poi trasportate nella Basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921.

Maria Bergamas, popolana di Gradisca d'Isonzo, il cui figlio Antonio, di leva nell'Esercito austriaco, aveva disertato per andare a unirsi alle schiere italiane, cadendo poi in combattimento come Ufficiale Sottotenente sul Monte Cimone e giuridicamente dichiarato disperso, sfila lentamente davanti alle 11 bare. Probabilmente spinta dall'istinto materno, si ferma davanti ad una di esse, con decisione e senza parlare. La bara prescelta fu collocata sull'affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, fu deposta in un carro ferroviario appositamente predisposto. Il viaggio d'Onore si compì sulla linea Aquileia - Venezia - Bologna - Firenze - Roma a velocità moderatissima, atteso presso ciascuna stazione ferroviaria dalla popolazione, dai tanti reduci, dalle mamme e mogli, che accorrevano per onorare in ginocchio il caduto simbolo dei tantissimi padri, figli, fratelli, mariti, parenti, amici che non avevano più fatto ritorno ai propri affetti.

 

Giunto a Roma, il 3 novembre 1921 il "Milite Ignoto" veniva tumulato il giorno successivo nel sacello posto sull'Altare della Patria. A lui fu concessa la medaglia d'oro con questa motivazione:

 

"Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria".

Ciò premesso, ai giorni d'oggi sono molteplici i significati che si potrebbero attribuire al Milite Ignoto. Egli è tutt'altro che anacronistico. Non vi è persona al mondo che passando davanti all'altare della Patria in Roma non getti lo sguardo a quel sacello, costantemente presidiato da militari di tutte le Forze Armate.

Dapprima Egli ci comanda di non disperdere il ricordo. Il culto della memoria è un dovere, testimone di storia, radici e tradizioni, da passare di mano in mano di generazione in generazione. Ripercorrendo quelle pagine di storia, in un attimo si compie un balzo di cent'anni in avanti, lontano da quelle guerre che flagellarono il primo cinquantennio del 900. Lui ci permette di riprovare quell'emozione fortissima, di ritornare a loro, uomini e soldati, caduti per l'Italia di oggi e sentirli ancora vivi e presenti, facendo sì che il loro sacrificio non sia stato vano.

In secondo luogo, l'illustre Soldato senza nome, lontano dalle guerre di allora, è come se si spogliasse della divisa infeltrita, consentendoci di pensare alle tante sfide e sofferenze dell'oggi, ai tanti caduti del quotidiano, basti pensare alle vittime sul lavoro, in divisa e non, fino alla drammatica pandemia dovuta da COVID-19, che ha flagellato il mondo intero. Questo e altro, ci fa capire che il Milite Ignoto non appartiene ad una storia ormai trascorsa, fatta di grosse mostrine e pesanti divise di flanella, ma cambia tanti vestiti e volti ed è il simbolo vero di un'Italia che, con tenacia, lotta continuamente per i propri valori, la propria dignità e i propri diritti. Ecco perché in tale quadro il miglior vestito che Gli si può attribuire è renderlo cittadino d'Italia, perché è patrimonio di ognuno di noi e questa nobile iniziativa farà sì che attraverso il dovere del ricordo, ancora oggi questo semplice soldato, senza nome, ci sia ancora una volta di esempio di forza e perseveranza, di un uomo che non si è sottratto ai propri doveri fino all'estremo sacrificio.

In ultimo, trovo bellissimo che nessuno sappia il suo nome. Nessuno sa perché la mamma Maria lo abbia scelto; probabilmente l'ha fatto pensando che in quelle spoglie mortali vi fosse il figlio disperso. Quel Soldato non ha confini. A Lui si possano attribuire tanti nomi, cui ognuno può rivolgersi con un pensiero per lenire quel dolore che risiede nei cuori, legato alle persone care non più presenti in questo mondo.

Egli è eterno, Figlio d'Italia e fratello di tutti noi. Nell'aderire all'iniziativa, Ravello oltre a dimostrare piena consapevolezza della radice storica del nostro Paese, lascerà un segno indelebile nella storia della Città della Musica, rendendosi fattivo testimone verso le nuove generazioni.

*consigliere comunale di Ravello

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