GourmetLa Cantina Apicella al ‘Vinitaly’ di Verona: nei suoi nettari d'uva la storia della prima azienda vinicola di Tramonti

La Cantina Apicella al ‘Vinitaly’ di Verona: nei suoi nettari d'uva la storia della prima azienda vinicola di Tramonti

Inserito da (ilvescovado), venerdì 7 aprile 2017 20:57:02

Di Maria Abate

È alla sua 51esima edizione il Vinitaly, il salone internazionale dei vini e distillati che quest'anno si tiene dal 9 al 12 aprile, a Verona, per una tre giorni all'insegna della qualità. E da 26 anni la Cantina Apicella vi partecipa, portando i suoi preziosi nettari made in Tramonti all'attenzione di buyer da tutto il mondo. Reduce dalla medaglia d'argento per il vino bianco Colle Santa Marina Doc 2015, ottenuta lo scorso novembre al concorso Mondial des vins Extremes (soltanto l'ultimo in ordine di tempo dei numerosi riconoscimenti acquisiti), la Cantina Apicella è l'azienda vitivinicola storica della Costa d'Amalfi. Nel 1977, infatti, Giuseppe Apicella ebbe la felice intuizione di imbottigliare il vino che fino ad allora produceva e rivendeva in maniera sfusa come tutti i contadini tramontani.

«Negli anni ‘60 - ci spiega Prisco Apicella, figlio dell'energico Giuseppe ed agronomo dell'azienda, facendo sovvenire alla memoria con occhi sognanti i racconti del papà - le strade di Tramonti, fino al Valico di Chiunzi, erano incomplete. Le donne facevano la tratta del vino a spalla. Il vino delle nostre zone era appetito, specie dai clienti napoletani, perché reso intenso dal tintore. E infatti, parte del nostro vino veniva miscelata a vini di qualità inferiore per donare loro un colore (quello peculiare ottenuto dal tintore) che si mantenesse persistente».

In questo contesto di produzione "primitiva", per nulla interessata dai cambiamenti già in atto in altre zone dell'Italia, Giuseppe Apicella decise di intraprendere un nuovo approccio al mercato. Il suo vino andò a scontrarsi contro quelli già rinomati, che tra l'altro prediligevano un gusto più morbido rispetto a quello che può dare il tintore. La vendita, però, andò bene, grazie anche al sostegno dei tramontani emigrati al Nord, che acquistarono con orgoglio patriottico le prime bottiglie targate "Apicella".

Ma da allora le cose sono cambiate. E in meglio. Adesso, nei sei ettari di vigna acquisiti nel corso degli anni, la famiglia Apicella coltiva le preziose uve che danno origine ai sette vini prodotti dalla Cantina: tre rossi, due bianchi, un rosato e un passito, che Prisco e sua moglie Marianna presenteranno all'interno del padiglione B della Fiera di Verona, allo stand 5. Di questi, testimonianza del forte attaccamento alla storia di famiglia ma anche del costante spirito di iniziativa che caratterizza l'Azienda fin dagli esordi è il rosso denominato A' Scippata.

La sua storia è interessante quanto avventurosa e lascia ben immaginare la passione che muove il lavoro dei viticoltori in Costiera, alle prese con le difficoltà dettate dalla struttura a terrazzamenti del paesaggio agrario costiero e allo stesso tempo con la voglia di preservare la natura nel suo aspetto incantato seppur ostico. A' Scippata è la riserva della Cantina Apicella e ha conservato il nome della vigna da cui si produce l'uva di varietà tintore che costituisce all'80% questo vino dal color porpora intenso. Una vigna che è rimasta la stessa di cento anni fa, quella impiantata dal trisavolo di Prisco sradicando gli alberi di castagno di cui era pieno il fondo: da qui il nome, che chi mastica un briciolo di napoletano può ben ricollegare. Una vigna tutta franca di piede, tutta italiana insomma, non innestata su radici di viti americane (come il sangiovese, il trebbiano, il nebbiolo e circa il 90% dei vitigni europei) perché mai intaccata dalla fillossera. Da un secolo le sue viti assorbono sostanze nutrienti dal terreno, che donano all'uva una qualità non indifferente.

«Nel 2000, quando ero all'università -, racconta con entusiasmo Prisco - la produzione del tintore era limitata. Eppure al momento della pigiatura mi ero già reso conto di avere in mano un prodotto diverso. Nella mia tesi di laurea, era il 2003, contrapposi questa magnifica vite al più "comune" aglianico. Decidemmo allora di valorizzare questa varietà di vino autoctona, di sfidare la concorrenza portando alla ribalta la tradizione. Paradossalmente, è stata un'innovazione. Perché nessuno avrebbe immaginato di poter bere il tintore in purezza. E invece...».

E invece è stato possibile, grazie ad un invecchiamento maggiore per tirare fuori i tannini e ad una battaglia legale intrapresa per iscrivere il tintore nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite vinta soltanto nel 2011. Da quel momento a Tramonti si iniziò a produrre vini a base di tintore, con un successo inaspettato e cavalcato attualmente da tutte le case vinicole del Polmone verde della Costa d'Amalfi. E il valore della Riserva di casa Apicella fu riconosciuto a livello internazionale, con il suo odore fruttato che sa di mora, col sentore balsamico e il sapore intenso e caldo (dovuto alla maggiore gradazione alcolica che permette una più lunga conservazione nel tempo). Di questo nettare prezioso, che deve la sua fortuna anche al rischio a cui sono sottoposte le sue uve, con la vendemmia ritardata di una settimana per consentire una maggiore concentrazione zuccherina, si producono tremila, massimo quattromila, bottiglie da un ettaro di vigna.

Sul colle Santa Marina, invece, nasce l'altra punta di diamante della Cantina Apicella, il cru bianco di un limpido e splendente giallo paglierino, già menzionato per il premio ricevuto. Minerale, floreale, ma anche fruttato lo spettro olfattivo; fresco e avvolgente il sapore. La Cantina, inoltre, produce l'unico passito in Costiera, "Passion", un vino dolce da dessert ottenuto da uve bianche fatte appassire su piccole stuoie in un locale piccolo ma ben ventilato, che consente loro di raggiungere una grande ricchezza zuccherina. Se ne producono 600 bottiglie l'anno, poche, ma quanto basta per proporre un vino di qualità.

Ma per produrre vini di qualità, c'è bisogno anche di attrezzatura di qualità. E così, l'altro grande sforzo coltivato dalla famiglia Apicella è stato quello di recuperare la cantina, anche allo scopo di dare un'accoglienza diversa ai clienti. Se prima c'era solo la fase del consumo, oggi invece chi va in cantina vuole vivere un'esperienza completa: visitare le strutture di produzione, degustare i vini e, magari, farsi raccontare la storia dell'azienda. Alle botti in castagno che soltanto cinquanta anni fa erano le uniche conosciute a Tramonti, prodotte com'erano dai bottai del posto con legno del posto, Prisco ha sostituito le grandi botti in rovere di Slavonia e le più piccole in Rovere francese. Un legno che apporta nuovi profumi al vino, senza intaccarne troppo il sapore. Dietro le botti, che "sfilano" in bella mostra, quello che Prisco chiama il "muro della memoria", perché custodisce i vini dal 1987.

«Mio papà non ha avuto soltanto l'acume di capire in quale luogo impiantare quale vite, ma anche la caparbietà di proporre, già nell'87, il suo vino come DOC», racconta Prisco, orgoglioso di colui che dà il nome (e le fatiche) ai vini dell'azienda di famiglia. E così, dal 1995 esiste il DOC Costa d'Amalfi e i vini Giuseppe Apicella portano in alto il marchio insieme a quelli, successivi, prodotti nel resto di Tramonti, a Furore e a Ravello.

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