Storia e StorieA scuola con il Duce

Salerno, Corriere del Mezzogiorno

A scuola con il Duce

A parte l'aspetto grafico, peraltro molto curato, tutte le pubblicazioni, nessuna esclusa, erano stampate nella «Libreria dello Stato» che esercitava un controllo sui contenuti

Inserito da Ugo Di Pace (Admin), giovedì 29 gennaio 2009 07:30:24

di Ugo Di Pace

In occasione della «Giornata della Memoria» la direttrice dell'Archivio di Stato Imma Ascione ha presentato ieri alla stampa la mostra didattica «A scuola con il Duce. L'istruzione primaria nel periodo fascista».

L'esposizione, realizzata con materiali d'epoca che vanno dal 1930 al 1942, è stata curata dall'Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta di Como, in collaborazione con l'Associazione Daltrocanto e con l'Associazione Csc di Salerno. Guardando i pannelli presentati nell'atrio dell'Archivio di Stato, situato in piazza Abate Conforti, si percepisce bene che l'apparato iconografico della rassegna è costituito da immagini che rendono visibili agli spettatori le trasformazioni subite durante il ventennio dalla scuola italiana. Si sa bene che il quadro teorico dell'istruzione era stato modificato, fin dal 1923, dalla riforma di Giovanni Gentile, il filosofo dell'attualismo che aveva individuato nella scuola primaria la formazione del nuovo italiano. E nel corso del primo decennio dell'era fascista, l'editoria e la didattica subirono profondi cambiamenti: una nuova grafica, influenzata direttamente dal movimento futurista, e la stessa presenza del colore diffuso a piene mani nei libri e nei quaderni, furono le prime testimonianze di una rottura profonda con il passato.

A parte l'aspetto grafico, peraltro molto curato, tutte le pubblicazioni, nessuna esclusa, erano stampate nella «Libreria dello Stato» che esercitava un controllo sui contenuti. E per mantenere intatto l'essenza dell'ideologia fascista e l'esaltazione dello spirito guerriero, venivano profusi nei libri i canoni del fascista perfetto. In tal modo l'ideologia del pensiero fascista era realizzata. Si cominciava da «libro e moschetto fascista perfetto» per finire all'esaltazione dell'impero romano, il modello culturale a cui mirava nel profondo il fascismo. Nel progetto pedagogico del fascismo rientrava anche la preparazione del libro di lettura della seconda elementare dove fin dal titolo si capiva tutto: infatti «Nell'Italiano nuovo » si vede la silhouette di un militare all'ombra della quale vi è uno scolaro che imbraccia la penna come un fucile. Nella rassegna non manca, sempre stampato dalla libreria dello stato, il «Sillabario e le prime letture», per gli alunni della prima elementare, pubblicato nell'ottavo anno dell'era fascista (1930).

Il sottotitolo della mostra recita «Diamo un futuro alla memoria» anche per ricordare alle giovani generazioni i guasti di una pedagogia ispirata a un regime autoritario: lo stesso libro, dalle Alpi alla Sicilia, era in uso in tutte le classi elementari del paese. La scelta di celebrare la Giornata della Memoria con una mostra curata con tanta attenzione filologica sarà certamente apprezzata dai visitatori e dai giovani studenti salernitani. D'altra parte, tutte le dittature si formano e si sviluppano sempre con il contributo decisivo della scuola, a cominciare dalle elementari per finire poi alle scuole superiori e alle università. La mostra è tanto più benemerita se si ricorda che mentre in Germania il programma delle persecuzioni razziali e dei campi sterminio era nel suo momento più alto, Salerno e il Mezzogiorno, nel 1943, erano gia stati liberati dalle truppe angloamericane.

tratto dal Corriere del Mezzogiorno

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