NecrologiScala: addio a Gabriele Mansi, il ristoratore gentiluomo di Pordenone

Scala: addio a Gabriele Mansi, il ristoratore gentiluomo di Pordenone

«Non guardava ai soldi, ma a chi aveva bisogno»

Inserito da (redazionelda), lunedì 25 febbraio 2019 09:15:51

Un grave lutto ha colpito la comunità scalese del Friuli: è di ieri la notizia della prematura scomparsa di Gabriele Mansi, stimato ristoratore a Porcia, in provincia di Pordenone, morto in seguito alle complicazioni sorte nel corso di una delicata operazione.

Aveva 69 anni ed era ormai una figura simbolo nel paese friulano. «Non guardava ai soldi, ma a chi aveva bisogno» ricordano gli amici sulle pagine de Il Messaggero Veneto che gli ha dedicato il degno tributo a una vita di sacrificio e passione. Un vero gentiluomo. Assiduo lettore de Il Vescovado, era sempre informato sulle vicende della sua Scala, di cui si è sempre sentito figlio orgoglioso.

L'omaggio più bello è arrivato in serata, dall'amico Enzo Michelin: «Lo scriva, lo scriva chiaro perché è vero: Gabriele non guardava ai soldi, ma a chi aveva bisogno. Non ha mai mandato via nessuno, qualsiasi ora fosse, che potesse pagare o no. I ragazzi che portavano la legna, quelli che frequentavano la pizzeria senza soldi... Chi aveva fame, da lui, ha sempre mangiato. È stato così fino alla fine».

E la fine, per Gabriele Mansi, 69 anni, figura simbolo di quella Porcia che nel 2013 gli aveva conferito il premio "Purlilium", si è presentata ieri, poco dopo le 11, all'ospedale di Udine.

Colpito da leucemia, come sempre in casa Mansi di fronte a qualsiasi difficoltà, si era mossa la famiglia unita. Il fratello Bruno, alla fine, si era rivelato un donatore compatibile e un paio di settimane fa all'ospedale di Udine era stato effettuato il trapianto di midollo.

«I valori di mio zio sembravano migliorare - ha raccontato Giovanni Cappuccio, che a Pordenone gestisce la pizzeria Amalfi insieme a Salvatore Aquila - quando improvvisamente è subentrata un'infezione alle vie respiratorie. Troppo gravi i danni a un polmone».

E mentre le migliaia di persone transitate dai locali di questa persona speciale attendono di conoscere la data dei funerali (martedì o mercoledì in duomo, a seconda di quando sarà concesso il nullaosta a Udine), scorrono davanti agli occhi di chi gli ha voluto bene le immagini di una figura che a Porcia sarà impossibile dimenticare.

Gabriele Mansi era nato a Scala, in provincia di Salerno. Dopo un'esperienza in sala in Inghilterra, era arrivato in Friuli per il servizio militare e qui, con i fratelli Tullio e Bruno, aveva aperto la prima pizzeria ad Azzano Decimo, di fronte alla chiesa di San Giovanni Bosco. Poi l'approdo a Porcia alla pizzeria Alla Scimmia, in via Cartiera, all'inizio degli anni Settanta. Un crocevia di storie, racconti, buon cibo e vita di paese. Il passo successivo era stato rilevare la pizzeria Al Castello in via de Pellegrini, dove l'avevano seguito la moglie Filomena Bottone e i figli Giovanni, Rossella e Noris. Tullio e Bruno, invece, erano rimasti Alla Scimmia, a proseguire l'attività nel solco tracciato da Gabriele.

Dal finto tubo di Unabomber del 2007, che attirò fuori dal Castello decine di artificieri, al Win for Life con cui un misterioso scommettitore si sistemò per sempre due anni dopo, le vicende del locale di Mansi, e del suo titolare, continuavano a intrecciarsi con quelle della comunità.

Poi, a fine 2009, la pensione. Sulla carta, però, perché Gabriele ha continuato, sinchè la salute gliel'ha consentito, ad aiutare i figli Giovanni, per tutti Gianni, e Noris alla pizzeria da asporto "L'ora di punta" di via Colombera.

Negli ultimi giorni si è goduto la sua splendida famiglia e i nipotini, combattendo quel male subdolo che pensava, alla fine, di avere sconfitto. Se n'è andato, però, sereno. Col sorriso, lo stesso, che riservava ai notabili e agli ultimi. Quello delle persone vere.

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