Lettere alla redazioneUna rosa bianca per ogni bara e poi?
Inserito da (redazionelda), venerdì 17 novembre 2017 13:27:01
leggo sempre con estremo interesse ed attenzione gli articoli che il Professor Russo invia al nostro giornale. Sono di una forma ed una chiarezza direi disarmante e rara.
Quasi sempre mi trovo d'accordo con lui, stavolta però mi permetto di dissentire in parte con quanto scrive nell'Editoriale appena pubblicato.
Che la politica, soprattutto quella italiana, brilli per ipocrisia e per atteggiamenti di facciata è fuor di dubbio però, quando ci si confronta con l'immensa tragedia delle morti in mare, della diaspora quotidiana di disperati in fuga (non tutti) dalla fame, dalla brutalità di guerre tribali o fra stati confinanti, si corre un altro pericolo.
Il rischio è quello di fare un'anamnesi perfetta delle situazioni , analizzarle fin nei minimi particolari, elencare tutte le possibili , oggettive ragioni che spingono poveri cristi ad affidarsi a trafficanti senza scrupoli di corpi e anime in vista di un futuro che presumono migliore.
Come si affronta questa che è una tragedia epocale?
Apriamo le porte del nostro Paese in maniera indiscriminata? Nessun controllo alle frontiere? Flussi incontrollati di profughi che bussano alle porte di uno Stato (già di per sé insipiente ed incapace) tra l'altro lasciato solo dalle decine di superstipendiati burocrati e tecnocrati seduti a Bruxellese o a Strasburgo?
E per offrire a questi poveracci che cosa?
Un altro ghetto? Centri di accoglienza fatiscenti che scoppiano per il sovraffollamento? Un buco nel sottosuolo delle nostre città dove farli vivere come topi? Carenza di lavoro e di alloggi e conflitti con altri poveracci nostri connazionali che vivono sulle soglie della povertà perché senza lavoro e, spesso, senza casa?
Il professor Russo fa bene a ricordare a tutti noi che, respingendo queste migliaia di uomini, donne e bambini, li si ricaccia nelle fauci di tiranni senza scrupoli, ma mi chiedo e se lo dovrebbero chiedere tante anime belle della politica, delle gerarchie ecclesiastiche, delle ONG (sempre che qualcuna non sia connivente): siamo in grado di offrire ad intere popolazioni in fuga una vita dignitosa, un futuro meno tetro, un'accoglienza non solo teorizzata ma messa in pratica ogni santo giorno?
Solo così, a mio modesto parere, il requiem recitato davanti a 26 bare non si disperderà nel vento di una triste giornata d'autunno con sullo sfondo il feroce contrasto con lo sfarzo delle strade salernitane illuminate ancora una volta dalla parata di luci d'artista che, stasera stessa, tutto farà dimenticare.
Antonio Schiavo