Lettere alla redazioneRavello d’inverno, qui lo spirito si eleva in una sensazione di dolcezza infinita

Ravello d’inverno, qui lo spirito si eleva in una sensazione di dolcezza infinita

Inserito da (redazionelda), giovedì 18 febbraio 2021 18:50:19

Appena una anno fa, nel febbraio 2020, pochi giorni prima che il mondo piombasse nella pandemia con conseguente lockdown, una nostra affezionata lettrice che risiede da decenni a Vipiteno (suggestiva cittadina in provincia di Bolzano, ora ricoperta dalla neve con temperatura -18) ma originaria di Napoli, è tornata nella sua terra natìa per far visita a parte della famiglia. Il suo desiderio: visitare posti dell'infanzia e posti del cuore, visti di sfuggita da piccola o mai conosciuti. La Costa d'Amalfi e Ravello in cima alla lista. Il racconto di una indimenticabile domenica trascorsa nella Città della Musica in pieno inverno, riportato di seguito, si conclude con la speranza che l'immensa ricchezza rappresentata dalla Costiera amalfitana "possa essere custodita e salvaguardata nel tempo perché a tutte le generazioni future sia consentito goderne, come è stato possibile a me in questa soleggiata giornata di Febbraio."

A distanza di un anno pubblichiamo questa significativa testimonianza con l'augurio, condiviso con la nostra lettrice, che i problemi che stanno attanagliando quest'angolo di Paradiso (il pensiero va alla frana di Amalfi) si risolvano al più presto, proprio per consentire a quanti vogliano farne esperienza, di tornare nella Divina appena la situazione sanitaria lo consentirà.

 

Ravello d'inverno, laddove lo spirito si eleva in una sensazione di dolcezza infinita

di Elvira Paudice

«Fa bene al cuore ricordare l'esperienza indimenticabile e ricca di emozioni, inaspettate e ineffabili, di chi, come me, originaria del Sud ma residente da lungo tempo in Alto Adige, ritorna dopo quasi 50 anni in Costiera amalfitana della quale ha solo un vaghissimo ricordo, e visita anche luoghi mai visti.

Parto in mattinata per raggiungere Ravello. Durante il tragitto ammiro con lo sguardo attento la bellezza della Costa, accentuata e ravvivata dalla vivida luce di un sole invernale particolarmente tiepido che investe le estese acque del Golfo, rendendolo di un azzurro luccicante. Mi attrae molto anche la colorata vivacità dei centri cittadini: Vietri, Cetara, Maiori, Minori, dove mi fermerò al ritorno per gustare qualche tipica specialità culinaria.

Finalmente a Ravello! Una meta mai vista prima e da troppo (lungo) tempo agognata! Salgo attraverso stradine molto curate verso Villa Cimbrone. La prima soddisfazione all'arrivo è quella di chi sente di aver raggiunto un obiettivo tante volte sognato e sperato, dopo aver visto il luogo solo attraverso fotografie o in televisione.

Ma non finisce qui, perché in un crescendo di scoperte interessanti e visioni idilliache (mi accolgono l'epigrafe col verso terenziano Nihil (Nil) humani a me alienum puto e la testimonianza della permanenza di Greta Garbo), scopro l'esistenza di un prestigioso albergo con ristorante stellato. Proseguendo per sentieri nei quali lo sguardo può spaziare dal verde rigoglioso dei boschi all'azzurro limpido dell'ampia distesa del mare e respirando un'aria pura e trasparente, arrivo fino al Belvedere dell'Infinito. Resto un attimo senza fiato, colpita da cotanta bellezza. Mi trovo in un posto paradisiaco dove all'improvviso tutti i sensi si elevano all'unisono per assaporare la sublimità dell'estasi: la mente, lo spirito, il cuore oltrepassano il limite tra il terreno e il sovrumano per immergersi in una dimensione di ineffabile purezza, leggerezza, imperturbabilità. A questa metamorfosi contribuiscono il silenzio circostante, la luminosità del sole invernale, la distesa infinita del mare. Il pensiero, scevro da ogni tensione, abbandonando ogni turbamento, segue una scia luminosa e appagante. Lo spirito si eleva in una sensazione di dolcezza infinita. Nasce immediato il desiderio di rimanere per un po' immersa in questo stato di grazia, di pacatezza, di atarassia, e subito dopo quello di concedersi la possibilità di ripetere questa esperienza unica e inimmaginabile. Torna perciò alla mente l'albergo visto all'ingresso. Perché non ritagliarsi con la bella stagione un soggiorno in questo luogo incantato? Perché non fermarsi ancora in questo paradiso e vivere anche l'emozione di lunghe passeggiate, immersi in questa natura rigogliosa, contemplando il mare infinito?

Staccandomi a fatica da questo luogo magico, rifacendo all'inverso il percorso, arrivo al Chiostro e concludo la mia visita ammirando questa suggestiva costruzione, rifacimento di quella originaria della quale conserva il disegno, sia pure arricchito da nuovi elementi.

Dopo una breve sosta nella bella piazza Vescovado, mi dirigo a Villa Rufolo. Lo spettacolo che mi trovo di fronte ha la sua bellezza e attrazione. Entrando, rimango subito colpita dalla magnifica pavimentazione e dalla Torre -museo. Non esito a salire per raggiungere la parte più alta dalla quale fruire di una spettacolare vista. All'aperto colpisce molto il magnifico giardino con un ordine e una simmetria singolari, con una fioritura ricca, variopinta e soprattutto sorprendente nella stagione invernale. Restare immersi in questa natura rigogliosa è sicuramente rilassante e corroborante. Dal giardino si gode piacevolmente la vista mare, con un effetto differente da quello di Villa Cimbrone. Così arrivo alla conclusione che entrambi i luoghi hanno un loro fascino e una loro bellezza impareggiabili, per cui non è possibile alcun confronto. Bisogna però lasciare al di fuori la terrazza dell'Infinito che, a mio avviso, rappresenta l'apice della bellezza paesaggistica e della percezione dell'immensità.

Ultima tappa il Duomo nel quale non sono poche le cose che attirano la mia attenzione e suscitano la mia ammirazione, ma al di sopra di tutte il portale di bronzo rimasto nella sua realizzazione originaria. Allontanandomi da Ravello con gli occhi e il cuore gonfi di gioia per tanta ineffabile bellezza, ripercorrendo la Costa in senso inverso, continuando a guardare dal finestrino lo spettacolo stupendo, mi viene una riflessione che sfocia in una speranza e in una sorta di preghiera: che questa immensa ricchezza possa essere custodita e salvaguardata nel tempo perché a tutte le generazioni future sia consentito goderne, come è stato possibile a me in questa soleggiata giornata di Febbraio».

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