Lettere alla redazioneGrazie Ravello, 'co ‘nu fellillo ‘e voce....
Inserito da (redazionelda), giovedì 5 gennaio 2017 20:15:36
Gentile Direttore, caro Emiliano,
rientrato in Puglia con negli occhi e nel cuore le immagini della splendida serata ravellese in ricordo di papà, prima di rinnovare i molteplici ringraziamenti a quanti hanno dato un loro contributo alla riuscita dell'incontro e ai tanti che hanno testimoniato, con la loro presenza partecipata e intensa, per aver conservato un profondo legame con l'uomo Mario Schiavo nonostante manchi a tutti da quasi vent'anni, sento la necessità di chiedere scusa a loro e a te (moderatore della presentazione della pubblicazione) per non essere stato capace di dominare i sentimenti emozionali e di conseguenza di non aver saputo articolare dei concetti di senso compiuto nei miei tentativi di intervento.
Inoltre, altro particolare da non trascurare, è stato che proprio mentre parlavo il pensiero andava alla concomitanza con quell'ora precisa del 3 gennaio 1998 allorquando papà, guardandomi negli occhi mentre lo rimettevo a letto, concludeva la sua esistenza terrena. Questa immagine ch'è sempre impressa come un fotogramma fisso nella mia memoria, è riaffiorato prepotentemente in quegli attimi esatti, portandomi lontano coi pensieri.
Pure per me abituato per lavoro a parlare in pubblico, a presentare concerti, manifestazioni culturali di ogni tipo, una tale mole di emozioni, una scarica di sussulti personali così consistente, ha reso vuota la mia testa, confusi i miei pensieri, impastata la mia lingua.
Forse i presenti mi avranno capito e assolto compenetrandosi in quel turbinio di commozione.
Avrei dovuto (come era stata la mia intenzione originaria nell'atto di decidere d'imbarcarmi in questa avventura) far parlare solo papà, attraverso i suoi sguardi nelle foto a corredo del libro, i suoi versi d'amore e di riconoscenza per Ravello, attraverso la sua biografia multiforme, le sue melodie...la sua musica.
Alla fine mi conforta la constatazione del bel successo e del trasporto con cui è stata accompagnata la performance dei due valenti musicisti e l'entusiastica partecipazione finale al piccolo concerto, considerazione che mi porta a pensare che la serata non aveva bisogno delle mie parole! Ha parlato effettivamente e direttamente papà, con la sua voce, con il linguaggio che più amava e usava, quello sì! senza parsimonia o discrezione: un profluvio spontaneo di note, accordi, sentimenti non lesinati ma generosamente elargiti.
Si è verificata la particolarità di una ricorrenza in cui il "festeggiato", attorniato dall'affetto da parte di tanta gente comune - la Ravello autentica - ha inteso contraccambiare il regalo, lasciando ancora una volta qualcosa di sé da portare via.
Questo era papà, nell'intimità familiare o nel rapporto più esteso con la famiglia più grande che per lui era Ravello, la sua gente, il suo vivere in armonia con la comune bellezza esteriore ed interiore, come egli ha sempre desiderato. Questo, attraverso i suoi figli, attraverso questa pubblicazione ha voluto lasciare, ancora una volta a tutti noi, a quelli che per parentela o amicizia gli erano più prossimi, a chi lo ha conosciuto umanamente o tramite le sue tante passioni culturali, ai tanti delle giovani generazioni che ne hanno sentito solo parlare o evocare in qualche circostanza.
A tutti ha voluto dire, questa volte non...'co ‘nu fellillo ‘e voce...., ma forte e chiaro: "non dimenticatemi!"
Forse, a differenza di tanti ravellesi che spontaneamente e affettuosamente sono venuti, nonostante l'inclemenza del tempo, altri si aspettavano un invito particolare o personale....forse....!!!