Lettere alla redazioneA proposito dei lavoratori stagionali

A proposito dei lavoratori stagionali

Inserito da (redazionelda), domenica 10 maggio 2015 10:13:35

Dopo aver dato spazio, in forma anonima, alla lettera di denuncia di un lavoratore stagionale sulle condizioni di lavoro che in molti sono tenuti a subire, riceviamo e pubblichiamo una lettera di risposta da parte di un imprenditore che ci tiene a rimanere anonimo. In deroga a quanto abitualmente facciamo (noi de Il Vescovado siamo contrari all'anonimato, tranne nei casi strettamente necessari) diamo spazio di replica anche all'altra categoria ed a tutti coloro i quali non condividono l'impostazione del sistema economico della Costiera Amalfitana.

Il giornale è una voce plurale, aperta a tutti, che mira a favorire il dibattito ed il dialogo tra le parti sociali. Prima che esprimere la nostra opinione, ci interessa che siano gli altri, attraverso una discussione collettiva, a dire la propria.

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Gentile Direttore,

Dico subito che sono perfettamente, dico perfettamente, e interamente, dico interamente, d'accordo sulle "denunce" che il lavoratore fa sui datori di lavoro. È una vera vergogna; anche se, a onor del vero, devo dire che non son pochi quelli che le regole, le rispettano. Mi risulta personalmente.

Chiedo, però, alla massa di questo tipo di lavoratori, specie della Costiera Amalfitana, perché non si uniscono, fin da oggi per il prossimo anno, in associazione, anche sotto forma delle vietate società segrete, e prendono decisioni legalmente corrette? Nella vita bisogna anche "rischiare"; per ottenere certi diritti, i loro predecessori (io sono fra questi, sono pensionato, giro sull'ottantina, non sono crepato, non muoio di fame) hanno lottato, patendo anche la fame, alcuni hanno dato addirittura la vita! Amici cari, "chi non risica, non rosica" e, se volete "rosicare" bene, dovete anche "risicare", e forte. O pensate che "tutti" questi datori di lavoro, diciamo "non rispettosi della legge", possano far arrivare in Costiera, all'inizio della stagione estiva 2016,così, tutto d'un tratto, un esercito di lavoratori del Turismo e della Ristorazione, da fuori?

Conclusa questa mia dissertazione sui soprusi cui non devono sottomettersi, dico non devono assolutamente sottomettersi i nostri conterranei lavoratori stagionali, devo fare una mia considerazione sulla così denominata, nella lettera, scriteriata "soluzione" della Naspi.

Io non sono un esperto della materia, né ho trovato ancora il tempo di studiarmela, ma credo che, poi, tanto scriteriata essa non sia, perché, se è vero, come credo di aver capito, che l'indennità di disoccupazione sia stata ridotta della metà, è vero pure che il periodo di diritto ad essa si sia raddoppiato; o mi sbaglio? E non è giusto per chi, negli anni, non riesce ancora a ritrovare lavoro o addirittura non può lavorare?

Mi si obietterà: ma noi lavoriamo solo sei mesi l'anno (forse + 16 giorni, non so).

E qui vengo alle mie domande finali.

1a) Ad eccezione di una piccola, forse infinitesimale, percentuale di seimesisti (il lettore mi scuserà il neologismo), quanti sono veramente licenziati e non chiedono, invece, di essere licenziati, per loro scelta?

2a) Chi non sa che la maggioranza dei seimesisti si fanno licenziare per fare altri fatti loro, altri propri lavori, altri lavori in nero (con conseguente doppio salario, indennità e guadagno extra)?

3a) Chi non sa che costoro danneggiano, in tal modo, pure il pubblico erario, perché non vengono pagati tributi, e tasse, e contributi e altri ammennicoli vari?

4a) Chi non sa che il loro ormai abitudinario comportamento va a danno di tutti gli altri Italiani, che sono (vorrei dire siamo) la stragrande maggioranza, che pagano correttamente tasse e tributi e contributi?

5a) Con le nuove agevolazioni offerte ai datori di lavoro dal cosiddetto Jobs Act, quanti di questi accetteranno di licenziare i seimesisti? O meglio ancora, a mio parere, accetteranno il ricatto da parte loro?

6a) Cari amici, ed ex colleghi, anche se non del medesimo ramo, perché, prima di lamentarvi, non interrogate un po' la vostra coscienza, non le chiedete se fate tutti anche tutto il vostro dovere? O il dovere lo devono fare solo gli altri? O gli altri possono non farlo quando a voi il fatto porta vantaggi o fa comodo? Non pensate che, se voi fate appieno il vostro dovere, anche i vostri, non sempre o a ragione, mal criticati datori di lavoro saranno costretti a fare il loro?

Voglio, però, chiudere in chiarezza: il mio intervento non vuol assolutamente stare a significare che non condivido le lamentele e denunce, quando vere e serie, dei colleghi dello stagionale che ha scritto la lettera; l'ho già detto in premessa; esso vuol solo:

1°) condannare gli abusi;

2°) spingere all'associazionismo;

3°) invogliare a interrogare la propria coscienza, prima di condannare;

4°) invitare lavoratori e datori di lavoro a fare, ciascuna parte per quanto di sua competenza, il proprio dovere, e a vivere e operare in concordia, per il bene della Costiera;

5°) esprimere la speranza che tutti, amorevolmente, si possa spendere bene la nostra vita (la vita è bella!) e noi, Italiani, ci si possa rendere degni di questa terra benedetta che il Signore Iddio ci ha voluto donare, la nostra Bella Italia.

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