AttualitàCosta d'Amalfi: si scavano trincee nella terra di nessuno

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Costa d'Amalfi: si scavano trincee nella terra di nessuno

Vi sono delle circostanze nelle quali bisogna avere pazienza, e questa è una di quelle

Inserito da (LdA Journals), giovedì 14 aprile 2022 19:25:00

di Matteo Merolla, Avvocato

La trincea è un tipo di fortificazione militare difensiva costituita, nella sua forma più semplice, da un fossato lineare scavato nel terreno per ospitare al suo interno le truppe, che in questo modo si trovano protette dal tiro delle armi nemiche.

Fortificazione tipica della guerra d'assedio, in particolare dopo l'introduzione delle armi da fuoco, la trincea divenne un elemento caratteristico dei conflitti dell'inizio del XX secolo: fu in particolare durante la prima guerra mondiale che la guerra di trincea assunse le sue dimensioni più imponenti e caratterizzanti.

La trincea è fondamentalmente un fosso scavato nel terreno per una profondità tale da ospitare un uomo in piedi; il terreno di riporto è generalmente rivolto verso il lato esposto al nemico in modo da aumentare la protezione. Le pareti delle trincee possono essere ricoperte da graticci o tavole di legname in modo da rendere lo scavo più resistente agli smottamenti del terreno dovuti alle piogge; la sommità del bordo della trincea spesso viene rinforzata con sacchi di sabbia.

All'attualità, sciaguratamente, è in corso in Ucraina l'invasione da parte dell'Armata Rossa, ovvero operazioni belliche che, a detta del nostro Governo presieduto da Draghi, non ineriscono affatto all'Italia o, perlomeno, non dovrebbero riguardare il nostro suolo patrio, quantunque sia alquanto eufemistica e bizzarra l'asserzione di non essere convolti in tale conflitto sebbene, poi, stiamo inviando armi all'esercito ucraino ed abbiamo adottato sanzioni di carattere economico-commerciale nei confronti della Madre Russia ma, ovviamente, si sa, queste minuzie non son altro che pinzillacchere, quisquilie, bazzecole patrocinate da menti sfaccendate e, soprattutto, da intellettuali dell'inezia lessicale.

Si dà il caso, sempre all'attualità, che in Costiera Amalfitana, fino a prova contraria amena località turistica e di villeggiatura italiana, la situazione non sia proprio così, anzi risulti ben altra, laddove le ostilità in questione sembrano che siano belle e pronte per deflagrare, infatti, da alcuni mesi lungo le principali arterie viarie della Terra delle Sirene sono in atto misteriose ed inesplicabili attività di scavo, che la diligenza del buon padre di famiglia nostrano non può non ricondurre all'escavazione delle trincee di cui sopra.

Orbene, il nostro lettore non indigeno, insomma non originario dei luoghi o che, per sua buona sorte, non ha giammai provato e sperimentato sulla sua pelle la frequentazione degli stessi, soprattutto alla guida di autoveicoli, deve sapere che la Costiera Amalfitana nella sua longitudine da Salerno a Positano e Sorrento risulta intersecata da un'unica e sola strada rotabile di comunicazione: la famigerata Strada Statale 163 Amalfitana, ovverosia un budello sinuosissimo scavato in epoca borbonica nella roccia della macchia mediterranea, avente a malapena la larghezza per far transitare un autobus di linea a condizione imprescindibile che venga guidato da un valentissimo conducente autoctono e dove, invece, per l'unico e solo tornaconto dei mercanti di Piazza Duomo ad Amalfi, si pretende nientemeno di farne incrociare due di autopullman e peraltro, per non farsi mai mancare niente, condotti da due attempati autisti teutonici o nibelunghi, ahinoi, avvezzi ed adusi a guidare esclusivamente nelle rettilinee e smisurate brughiere e lande nordeuropee e baltiche.

I residui percorsi di accesso alla Divina Costiera sono integrati dalle verticali di Agerola e di Tramonti, quest'ultima solo recentissimamente riattata nell'asfalto, dopo aver versato per decenni in condizioni da Camel Trophy, al punto tale da essere utilizzata quale tracciato test della FCA (Fiat Chrysler Automobiles) per il collaudo delle sue vetture fuoristrada di nuova produzione, laddove, è inutile evidenziare che anche tali transiti montani sono un toboga di curve e semicurve, presentando in alcuni punti una sede viaria talmente circoscritta che risulta disagevole finanche l'incrocio delle autovetture, figurarsi quello dei torpedoni e dei mezzi pesanti.

Mentre, ancora, va rimarcato che il sottosuolo di tali perigliosi tragitti è divenuto, nel corso degli anni, ricettacolo di ogni sorta di conduttura, tubatura, condotto, tubazione, acquedotto e gasdotto che dir si voglia perorare e preconizzare, cosicché con sommo detrimento e disgrazia per la circolazione, sovente, anzi spesso e volentieri, siffatte sedi viarie vengono selvaggiamente oltraggiate e vilipese da scavi, sterri, dissotterri, escavazioni, scassi, ovvero le trincee di cui sopra.

Sempre il nostro ignaro leggitore deve anche sapere che, fin dai tempi più remoti e soprattutto all'epoca della Repubblica Marinara di Amalfi, questo lembo di territorio costiero è stato costantemente preda di invasioni e scorribande mussulmane e saracene, dimodoché negli abitanti, anche grazie ai proficui e redditizi commerci intrattenuti con l'oriente bizantino, si è sviluppato un radicato e fortissimo sentimento dell'ospitalità, dell'accoglienza e della tolleranza, ovvero la disposizione d'animo ad accettare e sopportare con tranquillità, moderazione, rassegnazione, senza reagire violentemente, il dolore, il male, i disagi, le molestie altrui, ovverosia le contrarietà della vita in genere. Tale sentimento di passiva e mistica rassegnazione e remissione raggiunge la sua sublimazione e la sua apoteosi nell'indolenza degli amministratori locali che, difatti, consentono a chicchessia di impunemente approdarvi per commettere ogni sorta di sfregio e vilipendio a tali arterie viarie e, principalmente, di praticarvi d'emblée, dalla sera alla mattina, scavi a cielo aperto di ogni genere senza colpo ferire, o meglio ferendo e ledendo con tali trincee unicamente la libertà costituzionale di movimento e spostamento dei residenti e dei rimunerativi inconsapevoli, sprovveduti ed innocenti turisti e villeggianti, il tutto in una terra che appare di nessuno.

Ma finalmente la misura è colma, al punto tale che, dopo gli ultimi inconcepibili e raccapriccianti episodi innanzi narrati, studiosi e scienziati di Oxford e Cambridge, nonché di prestigiose università americane, hanno intrapreso e avviato intensi e ponderati studi al fine di comprendere e penetrare l'arcano mistero delle trincee amalfitane e, precipuamente, accademici e cattedratici della rinomatissima Columbia University di New York, di concerto con quelli della Federico II di Napoli, stanno alacremente investigando sui seguenti interrogativi:

«Vi sono delle circostanze nelle quali bisogna avere pazienza, e questa è una di quelle: Voi lo capite. Certo sarebbe molto comodo per me dire usando il linguaggio per altri divenuto abituale: "Io me ne frego, io mi chiamo Caviglia" e pestare sodo. Ma ora bisogna avere pazienza. La pazienza è una virtù difficile da acquistarsi; ma noi soldati l'abbiamo imparata sin dall'infanzia per le dure necessità della vita e l'abbiamo esercitata nelle nostre vecchie trincee durante la lunga guerra da noi vinta. Voi sapete che parlo poco, ma che mantengo le promesse: ebbene, metteremo a posto tutto.»*.

Ebbene, fiduciosi aspettiamo che venga messo a posto tutto nella martoriata viabilità della Costiera Amalfitana, non tralasciandosi i volumi di traffico e gli ingorghi, ma questa, come al solito, è un'altra storia, ovvero una tragedia ed una sciagura destinata a rimanere perpetua, ciclica e perenne!

Matteo Merolla**

 

*Enrico Caviglia, generale e politico italiano 1862 - 1945, citato da Giuseppe Fumagalli in "Chi l'ha detto?", Hoepli, 1921, p. 623.

**Imperituro quotidiano viandante sulla rotta inconcludente fra Maiori, Furore ed Agerola, e ritorno.

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