AttualitàAmalfi, quel fiorente laboratorio di arti e mestieri voluto da Mons. Ercolano Marini

L'officina

Amalfi, quel fiorente laboratorio di arti e mestieri voluto da Mons. Ercolano Marini

I locali che oggi ospitano la caserma della Guardia di Finanza fu un orfanotrofio maschile. Da lì uscirono provetti falegnami e fabbri, che con i loro lavori, esposti anche "nelle Mostre di carattere provinciale, regionale o nazionale"

Inserito da (redazionelda), venerdì 30 luglio 2021 11:02:07

Riceviamo e volentieri pubblichiamo lettera trasmessaci da Don Luigi Colavolpe, economo della Diocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni che ricorda l'opera della chiesa amalfitana, in specie quella di Monsignor Ercolano Marini, negli anni Trenta, per la realizzazione degli ambienti destinati alle attività sociali, "un fiorente laboratorio di arti e mestieri", orfanotrofio maschile, che oggi ospitano la nuova caserma della Guardia di Finanza di Amalfi. Affinchè la storia non venga dimenticata. Segue testo integrale a firma di Don Luigi.

 

Carissimo Direttore,

In margine all'Inaugurazione della nuova sede della Tenenza delle Guardia di Finanza ti chiedo gentilmente di ospitare una mia doverosa precisazione, perché non si dimentichi il passato.

Premetto che come italiano non posso non essere orgoglioso nel costatare come un Corpo della Stato onori un suo figlio. Questo è bello ed altamente educativo. Come amalfitano non posso non essere contento nel vedere che con questa scelta è stata premiata la centralità di Amalfi nel territorio della costiera, troppe volte mortificata per la mancanza di spazio.

Come sacerdote, che per tanti anni ha cercato di stare con i ragazzi, non posso non esultare che uno spazio della struttura sia stata messa nella loro disponibilità. Ma come postulatore della causa di beatificazione di Mons. Marini non posso fare a meno di ricordare che il fabbricato, ora adibita alla "casa" della Guardia di Finanza, ha una storia, che incomincia da molto più lontano di ciò che ieri si è ricordato.

Penso che gli amalfitani abbiamo un debito con Mons. Marini perché, dopo aver fatto "scempio" delle Opere da Lui lasciate (l'espressione fu del compianto Prof. Pietro De Luca) debbono ora sentire il dovere di conservarne la memoria storica, perché sia stimolo per i posteri ad adoperarsi per il bene dei ragazzi. A tale scempio, purtroppo contribuii anche io, quando, giovane sacerdote, mi adoperai con Gennaro Di Lieto, testimone vivente, perché il fabbricato del Lumgomare con gli spazi adiacenti fosse Guanelliani ceduto al Comune, per metterlo a disposizione dei ragazzi. Da allora è incominciata la sua "travagliata storia", che l'ha portata anche al degrado, ma prima era stata "un fiorente laboratorio" di arte e mestieri, creato da Mons. Marini.

"Gli abbronziti ragazzi, che bighellonavano nelle marine della costiera senza la guida del papà "lo preoccupavano, perché "la noia" è stata sempre una cattiva consigliera. Ed Egli era convinto che questo "virus" andava combattuto dando ai ragazzi la fede in Gesù e un mestiere, che gli procurasse "il pane quotidiano".

Perciò il 2 marzo 1925 fece venire dalla Marche il Prof. Gino Piloni per creare "un laboratorio di Ebanisteria con insegnamento di disegno professionale secondo i programmi vigenti nelle scuole di Arti e Mestieri dello Stato".

Nacque prima nel fabbricato dell'Orfanotrofio per poi spostarsi nel Lungomare dei Cavalieri nel nuovo fabbricato, ora diventato "Casa della Guardia della Finanza". Da lì uscirono provetti falegnami e fabbri, che con i loro lavori, esposti anche "nelle Mostre di carattere provinciale, regionale o nazionale" meritarono "diplomi e perfino qual­che Medaglia d'oro" (testimonianza del Prof. Gino Piloni).

Fu inaugurato il 29 maggio 1934 con una cerimonia molto simile a quella di ieri perché "furono presenti le Autorità Provinciali con a capo S.E. il Prefetto, i Podestà e i segretari politici dei Comuni della Diocesi, la Autorità cittadine, il Rev.mo capitolo metropolitano, vari parroci e numerosi invitati". Fu conclusa da "Mons. Arcivescovo, il quale ringrazia le Autorità e quanti hanno cooperato allo sviluppo dell'istituto , dicendo che non a lui, ma solo a Dio si deve la lode. Si procede poi alla benedizione e alla visita dei locali, che sono vivamente ammirati" (Riv.eccl.amalfitana luglio-agosto 1934).

Alla costruzione del fabbricato contribuì "la carità del popolo". Mons. Marini faceva solo ricorso ad essa e non all'aiuto dello Stato, fidando nella Divina Provvidenza: in una circolare del 30 aprile 1933 fece sapere che "per le Officine costruite nel porto aveva ancora un debito di oltre 100.000,00 lire", cifra importante per quei tempi.

Fino a qualche anno fa, c'era, perciò, sulla porta principale del fabbricato una vistosa iscrizione, ora giustamente rimossa: "Pontificio Orfanotrofio Anna e Natalia Artigianato" . Ma rimuoverla dalla nostra memoria sarebbe ingiusto. Ti ringrazio per l'ospitalità.

 

Don Luigi Colavolpe

Nella foto di gruppo: la posa della prima pietra per l'edificazione dell'edificio nel 1932.

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