AttualitàAlessandro Quasimodo da Amalfi: «Poeti non muoiono mai, coerenza lascito di mio padre» [VIDEO]

Alessandro Quasimodo da Amalfi: «Poeti non muoiono mai, coerenza lascito di mio padre» [VIDEO]

L’ottantunenne attore e doppiatore sarà la voice della pellicola 'Eden ritrovato', per la regia di Biancamaria Savo

Inserito da (redazionelda), mercoledì 16 giugno 2021 09:34:16

Dopo cinquantatré anni esatti dalla morte di suo padre, Alessandro Quasimodo, figlio del premio Nobel per la letteratura, è tornato ad Amalfi per interpretare il ruolo di suo padre in un cortometraggio. L'ottantunenne attore e doppiatore sarà la voice della pellicola 'Eden ritrovato', per la regia di Biancamaria Savo, ideatrice del progetto cinematografico "All'Ombra dei Luoghi", nato nel 2016 proprio con l'obiettivo di raccontare i luoghi più rappresentativi della cultura italiana. I versi dell'opera 'Elogio ad Amalfi' del letterato siciliano guideranno le immagini. Le scene, a riprodurre fedelmente l'ambientazione degli anni Sessanta, sono state girate ieri all'interno e all'esterno della Pasticceria Pansa.

Nel 1966 Salvatore Quasimodo, invitato nella cittadina costiera dall'allora presidente dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, Giuseppe Liuccio, definì la ex repubblica marinara "il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente dopo i luoghi perfetti dell'infanzia", come recita l'epigrafe da lui dettata e murata nella Porta della Marina.

 

«L'elogio è stato scritto appositamente per Amalfi, Liuccio lo aveva pregato di farlo - ricorda il figlio, intrvistato nelle sale interne della pasticceria tra un ciak e l'altro (video in basso) - e so che quella piccola parte riprodotta nella targa di Porta della Marina viene fotografata da molti. Il telefonino aiuta a fermare l'attimo fuggente». «I poeti non muoiono mai perché loro opera rimane viva ad ogni apertura di pagine di un suo libro ognuno lo ritrova come era - sottolinea Alessandro Quasimodo - così come non è morto Leopardi. Per combinazione la vita terrena di entrambi è finita il 14 giugno, per uno ad Amalfi e per l'altro a Napoli. Sicuramente il giorno che ci è predestinato non siamo noi a sceglierlo, ma lui è morto in uno scenario cui era particolarmente legato. Nell'elogio rievoca paesaggi della Sicilia e fa un parallelo con quelli amalfitani e paragona quel tempo felice dell'infanzia a questo sentirsi a casa ad Amalfi».

 

Salvatore Quasimodo «non era un padre molto presente. Lui lavorava di notte, io di notte dormivo perché dovevo andare a scuola la mattina dopo. Ma ricordo colloqui e soprattutto educazione a essere coerenti nella vita. Quando uno ha sposato un'idea o un modo di essere, bisogna non tradire mai. Il suo insegnamento è stato questo. Era antifascista e tale è rimasto fino all'ultimo dei suoi giorni».«Dopo la sua morte ho ripreso in mano la sua opera l'ho letta più approfonditamente di quanto non avessi fatto prima - racconta ancora - era un modo per conoscerlo, una chiave per comprenderlo meglio anche perché le occasioni di apertura non erano state molte».

 

Quando Mondadori gli ha chiesto una foto per la copertina del volume uscito a ottobre scorso che racchiude tutta l'opera del premio Nobel, quella scelta dal figlio è stata uno scatto di un fico d'India. «Era la cosa che lo rappresenta meglio, il suo modo di essere - ribadisce all'AGI Alessandro Quasimodo - era un uomo da non maneggiare incautamente, come questo frutto, perché all'esterno ci sono le spine e ci si può ferire. Ma una volta aperto si arriva al dolce all'interno». E una volta aperto «non è che rimaneva tale. Bisognava fare ancora una volta una operazione di avvicinamento».

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