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Alda Merini, il ricordo della visita a Scala

Inserito da (redazionelda), domenica 21 marzo 2021 15:14:55

"Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle/ potesse scatenar tempesta".

Così scrisse Alda Merini, ricordando la sua nascita, il 21 marzo del 1931 a Milano, che coincide con la giornata mondiale della poesia e il primo giorno di primavera, stagione di rinascita e speranza.

Alda Merini rimane una delle più importanti e amate poetesse italiane (morì il 1° novembre del 2009), ospite in Costiera Amalfitana soltanto una volta, a Scala, il 12 agosto 2008 nell' ambito della kermesse "Scala incontra New York". Nella foto col sindaco di Scala Luigi Mansi nel Duomo di San Lorenzo. In quella circostanza la Poetessa compose alcuni versi dedicati al centro costiero e di seguito riportati.

"Lasciare il proprio letto è come lasciare la vita. Il vecchio vuole morire dove è nato, nel suo paesaggio immenso che è il vero ispiratore di ciò che dice". Con Dario Fo resta una delle più illustri personalità ospiti a Scala. Un rapporto speciale con Padre Enzo Fortunato e la famiglia francescana di Assisi.

 

Alda Merini ha cantato gli esclusi e ha vissuto sulla sua pelle una delle peggiori forme di esclusione: la malattia mentale. Negli ultimi anni, per una strana contraddizione, era diventata quasi popolare: abbastanza frequenti le sue apparizioni in tivù, dove, con la sua voce arrochita dal fumo, diceva sempre cose profondissime e, nello stesso tempo, del tutto comprensibili al grande pubblico. Grazie a lei, molti si erano avvicinati alla poesie.

Era considerata la più grande poetessa italiana vivente. Nata in una famiglia poco abbiente (il padre era impiegato in una compagnia di assicurazione, la madre casalinga) la Merini esordì ad appena 15 anni con una raccolta La presenza di Orfeo, curata dall'editore Schwarz. E, mentre già attirava l'attenzione della critica, la prodigiosa ragazza incontrava difficoltà nel mondo della scuola "normale".

Venne infatti respinta quando tentò di entrare al liceo Manzoni. Dissero che non era stata sufficiente nella prova d'italiano. E da lì in avanti, la sua vita è sempre stata al confine tra il riconoscimento della sua eccezionale capacità poetica e la difficoltà dovuta alla malattia. Malattia mentale che la portò al ricovero di un mese a Villa Turro nel 1947. Lei stessa ne ha sempre parlato e scritto definendo la sua sofferenza psichica come "ombre della mente".

Nel tempo ha saputo convivere con queste ombre e, anzi, per certi versi il dolore che ha attraversato le è servito per scandagliare più in profondità l'animo umano. Fin dai primi anni del suo lavoro poetico conobbe e frequentò maestri come Quasimodo, Montale e Manganelli che la sostennero e promossero la pubblicazione di sue opere. Dopo La presenza di Orfeo (e alcune poesie singole pubblicate in diverse antologie), escono Nozze romane e Paura di Dio. La Merini, nel frattempo si era sposata con Ettore Carniti (1953) e aveva avuto la sua prima figlia: Emanuela. Al pediatra della bambina aveva dedicato la raccolta Tu sei Pietro (1961). Comincia qui un altro periodo difficile costellato di ricoveri dolorisissimi e di ritorni a casa sempre difficili ma anche allietati dalla nascita di altri tre figli. Con un lungo periodo al Paolo Pini. Dal 1972 al 1979 la situazione, a poco a poco migliora e la poetessa torna a scrivere. E con grande coraggio racconta in poesia e prosa la sua esperienza (La Terra Santa).

Rimasta vedova nel 1981, si risposerà con il poeta Michele Pierri (1983) e con lui andrà a vivere a Taranto e ancora incontrerà i fantasmi della sua mente. Nel 1986 tornò a Milano dove ha sempre vissuto fino alla morte. E di questo ultimo ventennio sono la maggior parte delle sue opere più note: La vita facile, La vita felice, L'altra verità. Diario di una diversa, Le parole di Alda Merini. E ancora: Folle, folle, folle d'amore per te, Nel cerchio di un pensiero, Le briglie d'oro e tante altre. Compreso Superba è la notte, un tentativo di Einaudi di sistemare le poesie scritte tra il 1996 e il 1999. Sul suo sito, accanto alla foto con i capelli scarmigliati, lo sguardo profondo e l'immancabile sigaretta in mano, tre versi: "(Sono una piccola ape furibonda.) Mi piace cambiare colore. Mi piace cambiare di misura".

Morì il 1° novembre del 2009 all'ospedale San Paolo di Milano dov'era stata ricoverata una decina di giorni prima per un tumore osseo. Viveva in condizioni di quasi indigenza (una scelta di vita basata su una sorta di noncuranza), tanto che i pasti quotidiani le venivano portati dai servizi sociali comunali.

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