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Scritto da Antonio Schiavo (redazionelda), lunedì 21 dicembre 2015 10:06:26
Ultimo aggiornamento mercoledì 23 dicembre 2020 10:35:42
di Antonio Schiavo
"E questa, secondo te non è un'opera d'arte?".
Tutti gli anni, puntuale come la stella cometa o come la fuga del capitone dalle mani del nonno tagliagole, era la solita storia: davanti ad una porzione di struffoli, ad una zeppola, ad un mostacciolo, Alfonso mi poneva questa domanda.
Tutto era nato qualche anno prima: io sostenevo, tra il serio e il faceto che solo musica, pittura e scultura potessero dirsi arte e lui, con orgoglio e malcelato disappunto, a ribattere che lo era anche la sua sublime pasticceria.
Fuori era freddo pungente, a volte il cielo stellato assomigliava tanto a quello dello sfondo dei nostri presepi in costruzione, a volte invece veniva giù una pioggerellina che era già nevischio.
Mastro Andrea aveva picchiato duro su quattro assi di legno che erano l'architettura della grotta della natività in Cattedrale, poi si era fermato per la novena e ora stava chiudendo la porta della chiesa.
Una scia profumata mi trasportava nel regno incantato di Alfonso: un misto di cioccolato fuso e miele, cannella e mandorle tostate. Roba da non credere.
Ero il suo aiutante a tempo determinato, praticamente dall'Immacolata fino alla vigilia.
Incarichi di alto profilo e responsabilità come incartare i torroncini, tagliare i bordi dei divino amore, mettere la perlina al centro della pasta reale; impegni di tale rilevanza e spessore che solo a ricordarli ti si potrebbe alzare la glicemia.
Si perché, sempre secondo l'assunto di Alfonso teso a dimostrare che la sua era una vera e propria arte non ci si poteva limitare ad un giudizio estetico sulla simmetria dei susamielli, sul raggio per 6,28 delle zeppole di patate, sulla forma dei capitoni di pasta reale ma era necessario un approfondimento che coinvolgeva anche gli altri quattro sensi.
Il tatto, per la morbidezza dei primi panettoni artigianali, l'olfatto che si confondeva tra i mille effluvi di odori e profumi, il gusto ca va sans dire.
E l'udito? Direte giustamente voi, cari lettori de Il Vescovado.
Provate soltanto per un attimo a immaginare le urla e le direttive di Fernando mentre coordinava i lavori per sistemare al millimetro le serie di lampadine sulle vetrine...
Un... dolce e sereno Natale a tutti.
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