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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieSotto il cielo d'autunno
Scritto da Antonio Schiavo (redazione), lunedì 27 settembre 2010 09:44:48
Ultimo aggiornamento mercoledì 23 settembre 2020 10:48:24
di Antonio Schiavo
Cari lettori del Vescovado,
so già che qualcuno dirà: "Eccolo di nuovo ad ammorbarci con i suoi ricordi, le sue riflessioni sentimentali e bucoliche".
Non me ne vogliate, è più forte di me! E' come un impulso incontrollabile che si insinua quando, dopo un po' di tempo, mi capita di tornare a Ravello.
Da parecchio non mi succedeva agli inizi dell'autunno.
Premetto che amo il mio paese quando ridiventa vivibile, quando riesci a scorgere dei colori netti e sentire, incontaminati, gli odori di una volta.
Assaporarli e goderne senza fretta, lasciando - appunto - alla mente di viaggiare. Talvolta a ritroso.
Non sono Matusalemme né mi piace indulgere alla malinconia e al confronto con i bei tempi andati ma vorrei sapere a quanti bambini oggi è concesso quel momento di "gioia piena", legato alla vendemmia nella vigna dei nonni. Alle corse tra i pergolati e alla gara a chi riempiva prima il paniere di grappoli succosi.
Chi temeva, allora, l'aumento del tasso glicemico se, ogni due pigne, una, inevitabilmente veniva completamente piluccata per l'assaggio? O l'attacco di chissà quali batteri se, oltre a trangugiare chicchi, era un godimento leccarsi il palmo "azzeccoso" delle mani?
C'era un periodo, poi, in cui le nostre giornate prima dell'inizio della scuola il 1° Ottobre o quelle festive erano scandite dalle frequenti scampagnate alla ricerca di funghi. Soprattutto di chiodini.
Rammento due campioni assoluti della specialità: Federichiello Romano e Pippo Buonocore, in perenne contesa fra loro. Quasi uno scontro fra generazioni.
Si ritrovavano in Piazza Vescovado che era ancora buio.
Per scaramanzia, tenevano in evidenza solo delle piccole sacche, ma se qualcuno li avesse perquisiti avrebbe rinvenuto buste e bisacce in numero tale da contenere quantitativi di funghi sufficiente ad approvvigionare i mercati generali!
Normalmente dopo il Lacco, le strade dei due contendenti si dividevano. Percorsi che ognuno dei due supponeva fossero ignoti all'altro, posti e fungaie considerati come geloso patrimonio.
Federico e Pippo si ritrovavano, poco prima dell'ora di pranzo a Piazza Fontana, quando mostravano agli astanti il loro " bottino " e cavallerescamente riconoscevano la vittoria dell'uno o dell'altro.
Ad onor del vero, quando vinceva Pippo, Federichiello faceva fatica a celare l'incazzatura perché riteneva comunque non dignitoso essere sconfitto da un pischello più giovane.
Quello che oggi si chiama fair play, una volta - però - andò clamorosamente a farsi benedire ancor prima dell'incontro di mezzodì.
Un giorno, infatti, appena dopo Grotta di Campo, malauguratamente i due cercatori si incontrarono.
Cosa mai successa prima! Pippo imboccò più velocemente (data l'età) un sentiero verso il quale si stava avviando anche Federichiello. Quest'ultimo, per non dare ad intendere che un Indiana Jones come lui potesse andare a rimorchio di un concorrente, sentenziò: "ci arriverò prima di quello, da un altro lato!!"
E' vero, ci arrivò... ma vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere: il giovane Pippo sfacciatamente disteso su un vero e proprio tappeto di chiodini (erano centinaia!) che lo aspettava così, beffardo.
Non si parlarono per mesi.
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