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Scritto da Salvatore Sorrentino (Redazione), domenica 23 novembre 2014 10:00:49
Ultimo aggiornamento giovedì 23 novembre 2017 09:13:21
di Salvatore Sorrentino*
Caro Direttore.
Il terremoto del 23 novembre 1980 mi riporta alla mente le giornate frenetiche di quel tragico evento. Permettimi di arricchire la tua notizia con qualche mio particolare ricordo.
Mentre io badavo in primis alla sistemazione dei nostri concittadini terremotati (ed erano parecchi), parallelamente i miei collaboratori, dipendenti comunali, in toto, e volontari sempre disponibili per tutte le incombenze, anche sulla spinta di Teresa, si diedero da fare per portare un qualche aiuto a Santomenna.
Come spesso accade, si pensò subito di reperire coperte, indumenti e le solite cose che si cercano in simili momenti. Io pensai, invece, che a tanto certamente stavano provvedendo autorità e volontari e che nessuno pensava, invece, a rifocillare quei poveretti.
Suggerii, allora, di trovare roba da mangiare, in particolare pasta e legumi. Inoltre pensai che certamente non si disponeva di pentolame, piatti, cucchiai, forchette, coltelli e soprattutto di qualche cucina a gas, sai le pibigas, così le chiamavamo allora.
Un gruppo di giovani, e anche non giovani, si sparpagliò per tutta la costiera, fino a Positano, per comprare tutto quanto si trovò nei negozi. Ricordo che furono comprate posate perfino di alluminio. Ci fornimmo pure di due pibigas, nonché di due bombole di gas (senza pensare minimamente che non si potevano trasportare).
Il 25, dopo pranzo, partimmo con la Land Rover, carica fino all'inverosimile, e arrivammo a Santomenna all'imbrunire.
Non si può immaginare quel che successe: come avevo previsto, l'edificio scolastico, unica costruzione rimasta in piedi, perché nuova, era piena zeppa di coperte e indumenti, ma non avevano né da mangiare un piatto caldo, né tantomeno come cucinare.
Dopo meno di un'ora, dei piatti di pasta e fagioli, fumanti e profumati, venivano letteralmente presi d'assalto e divorati, a cominciare dal Primo Cittadino. Le grosse pentole che avevamo portate, a poca distanza di tempo l'una dall'altra, si riempivano e svuotavano. Tanti Sammennesi si rifocillarono e cominciarono pure a portare alcuni bottiglioni di vino, da qualche cantina che era rimasta utilizzabile.
Ovviamente, ci eravamo portati dietro anche caffè con le caffettiere, latte per i bambini e altre bevande, aranciate e coca cola.
Ricordo che mia moglie mi colmò di bottiglie di whisky, cognac, gin, brandy (ne avevo in casa, perché ne ricevevo spesso in regalo), ma pure di cioccolata, biscotti e altri dolcetti per i bambini. Tutto veniva consumato, qualcosa anche conservato.
Assieme al Sindaco e ai suoi collaboratori, anche noi partecipammo a quel banchetto, sotto una tenda e all'aperto, con freddo che entrava fino alle ossa, ma che veniva combattuto col vino e gli altri alcolici.
Ricevemmo tanti ringraziamenti tanti applausi pure, per delle cose semplici ma indispensabili.
La terra tremava, continuamente. Sentivo dei rimbombi provenienti dalle viscere della terra. Ci abituammo pure a quelli.
Credo che prendemmo la via del ritorno intorno a mezzanotte; eravamo veramente soddisfatti di aver combinato qualcosa di veramente tanto gradito da quella gente.
Mi riservo di darti altri particolari, molto belli, commoventi, indimenticabili.
*sindaco di Ravello dal 1971 al 1985
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