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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieLeandro Russo, per sempre il farmacista di piazza Vescovado
Scritto da (redazionelda), domenica 10 giugno 2018 20:18:25
Ultimo aggiornamento domenica 10 giugno 2018 20:26:04
di Antonio Schiavo
Mio nonno Peppino aveva nel cassetto dell'Edicola un foglietto che, col passare del tempo, era ingiallito e si era sgualcito.
Si trattava dell'elenco dei pochi acquirenti di quotidiani a Ravello: si contavano sulla punta delle dita di due mani.
Primeggiava in quella lista "il Dottore Farmacista" come il nonno lo chiamava da sempre.
Lui, il Dottor Leandro Russo, arrivava al lavoro e ne percepivi l'avvicinamento dal roco borbottio della sua vecchia e amata Vespa: sembrava Nanni Moretti in "Caro Diario". Scendeva, scaricava uno o due pacchi di farmaci che aveva tenuto fra i piedi in equilibrio precario fino alla fine di Via della Marra, apriva la farmacia e subito dopo si precipitava a comprare il giornale personalizzato da nonno Peppino col suo nome scritto con una penna ad inchiostro che spesso ne imbrattava la testata: prima del Corriere e poi di Repubblica.
La fretta non era determinata dal timore di perdere il giornale che, come detto, gli era riservato, ma per l'abitudine degli utenti della farmacia di presentarsi proprio nel momento in cui si assentava o (potevi scommetterci) un nanosecondo prima delle otto di sera quando ormai mezza porta era stata già chiusa.
Mi piace ricordarlo, inappuntabile nel suo camice bianco, più come amabile compagno di accese discussioni su qualsiasi argomento in quella vera Agorà che era la nostra Piazza Vescovado di allora, con i suoi famosi poggi a fare da scranno solenne per i sostenitori delle varie tesi politiche, sportive, culturali e - anche, perché no- sulle vicende di tutti i giorni del guareschiano mondo piccolo ravellese.
Nonostante la differenza di età noi giovani piazzaioli lo consideravamo come uno della nostra generazione; qualche volta addirittura ne pretendevamo la presenza autorevole mettendogli fretta quando stava servendo un cliente magari ipocondriaco.
E lo stavamo aspettando, seduti sulle scale della Posta, anche in una stranamente calda serata domenicale di fine autunno per commentare la giornata di campionato, quando lo vedemmo uscire di corsa dalla Farmacia, trascinando di peso la collaboratrice di allora (mi pare si chiamasse Lucia).
Lo seguimmo istintivamente mentre un mostro sotterraneo si stava scatenando nelle viscere della nostra terra accompagnato da un muggito tetro.
Era il 23 novembre 1980.
Anni dopo, quando il dottore faticava a camminare e aveva già diradato le sue uscite, ricordavamo quasi sempre quei momenti frenetici e convulsi riuscendo anche a sorriderci su.
Mi son tornati alla memoria quegli attimi e quei sorrisi quando ho appreso della scomparsa del nostro farmacista e mi son detto che un altro pezzo di quella Ravello genuina se ne stava andando con lui.
Lui che sicuramente troverà nonno Peppino che, da domani, lo accoglierà con il solito deferente "Buongiorno Dottore Farmacista, vi ho conservato, come tutti i giorni, il Corriere del Paradiso".
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