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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieIl Natale di tutti
Scritto da (redazionelda), domenica 17 dicembre 2017 18:00:35
Ultimo aggiornamento domenica 17 dicembre 2017 18:00:35
di Antonio Schiavo
Come al solito, come ogni anno: la mattina del 23 dicembre ci si accorgeva che mancavano ‘e pagliente (il muschio). Tutto era già a posto: papà , novello Luca Cupiello, aveva passato tutta la sera precedente ad aggiustare una serie di lampadine a pisellini che, ormai già piazzata in tutti i palazzotti del presepe, improvvisamente decideva di esalare quello che sembrava l'ultimo respiro e quindi bisognava rimuoverla per individuare e sostituire, ove possibile, la lampadina killer.
Le " muschelle" ovvero i pastori più piccoli già erano stati posizionati sulle colline in alto, verso il cielo stellato, con la luna fatta di carta velina ; gli angeli dispiegavano il nastro luccicante del "Gloria in excelsis", e la carta delle Nazionali Esportazione aveva riempito una conca di sughero a raffigurare un laghetto.
Ma, puntuale come la stella cometa, c'era la consueta mancanza dell'ultimo pezzo di muschio da piazzare davanti alla capanna.
Allora, qualsiasi tempo facesse, andavamo appena dopo Gradillo e su un piccolo sperone di roccia, ne raccoglievamo quanto più possibile e lo mettevamo vicino alla Warm Morning ad asciugare un po'. Talvolta capitava
di sitemarlo sul davanzale della finestra augurandoci che quel tiepido sole del mattino dell'antivigilia durasse qualche ora. Succedeva pure di assistere ad un miracolo prenatalizio: il muschio che camminava da solo. Sì perché spesso era umido e al suo interno aveva trovato comodo rifugio qualche bruco che al tepore della stufa o del sole faceva capolino trascinando con sé il piccolo e tenero cespuglio verde.
Magie di un Natale fatto di cose semplici, di famiglie e scuole e comunità intere radunate intorno all'unico simbolo della Festa: il Presepe.
Oggi c'è chi vorrebbe eliminarlo, nasconderlo agli sguardi stupiti dei bambini in nome di un malinteso senso dell'integrazione etnica. Un preside addirittura ha vietato nel suo istituto ogni riferimento al termine Natale sostituendolo sulle vetrofanie e nei cartelloni con un asettico e generico "Festa d'Inverno".
Questo signore, convinto di essere à la page, contrabbandando la sua spocchia conformista per rispetto delle culture altrui, ha tentato di negare , vantandosene pure, che il cuore del Natale è racchiuso in quella piccola capanna che racconta una storia sempre nuova di pace, di serena convivenza e anche di tradizioni religiose e culturali non negoziabili.
Da un anno insegno italiano a tanti stranieri, aiutandoli nel primo passo per l'inserimento nella nostra comunità nazionale. Sono cattolici, ortodossi, mussulmani, induisti. In questi giorni ho tentato di spiegare loro con molta semplicità , delicatezza e ponderazione cosa significasse per noi il Natale. Nessuno di loro si è sentito offeso , discriminato o mortificato.
Anzi hanno ricambiato con testimonianze delle loro principali ricorrenze religiose e delle loro feste tradizionali. Durante le lezioni della settimana che sta per cominciare farò loro gli auguri come li farei a chiunque altro incontrassi, convinto che quel Bambino nato più di duemila anni fa a Betlemme ancora non si è stancato di " dare luce alle menti".
Alle nostre, a quelli che hanno un altro credo ma anche a coloro che ostentando liberalità e tolleranza di facciata umiliano e avviliscono solo i fondamenti del nostro pensiero e della nostra civiltà.
Nella foto il presepe romantico di Antonio Schiavo nella sua abitazione di Signa realizzato dal maestro presepiaio Raffaele Amato che riproduce in scala la chiesa di Torello
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