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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieFrancesco Amato, la riscoperta di un artista
Scritto da (redazionelda), lunedì 14 agosto 2017 17:48:26
Ultimo aggiornamento lunedì 14 agosto 2017 17:50:29
di Antonio Schiavo
Spesso mi domando perché nella nostra vita siamo così distratti e superficiali.
Penso di conoscere Ravello abbastanza approfonditamente eppure mi sono ritrovato, quasi a vergognarmi, quando Marco Amato mi ha fatto dono di una bellissima pubblicazione "Il Fuoco e la Luce", curata da Guido Fulchignoni, dedicata all'opera del padre Francesco, per noi ravellesi semplicemente "Mastu Ciccio".
Si tratta di un vero e proprio mosaico editoriale che ti conduce per mano in tante case e strade della nostra cittadina punteggiate e rese nobili dai manufatti dell'artista.
Sì, artista.
Io non so se mastro Ciccio, dal carattere rigido e un po' ombroso (almeno come descritto nelle varie prefazioni) sarebbe stato contento di questa definizione.
Penso piuttoto che avrebbe preferito più semplicemente quella di artigiano, autodidatta e amante del suo lavoro che lo portava a realizzare opere scultoree, capitelli, colonne, camini, bifore, portali degni della più alta tradizione architettonica locale e non solo.
Perché ho provato quel senso di rammarico? Eppure le opere di mastro Francesco sono lì, a due passi da noi, chissà quante volte le abbiamo sfiorate, viste, anche toccate, inconsapevoli di quale entità patrimoniale era stata lasciata ai tanti concittadini e amanti del bello che si avvalevano (loro sì, lungimiranti e attenti) della sua fatica, della sua straordinaria manualità e del suo stile inconfondibile.
È un vero e proprio museo, in parte a cielo aperto, degno di essere inserito nei percorsi culturali e turistici da proporre, non solo agli abitanti della Costiera, ma anche a tutti quanti vengono a Ravello da qualunque latitudine.
"La tradizione è solo un'innovazione ben riuscita" diceva Oscar Wilde: se posso esprimere un auspicio che compensi in parte la mia conoscenza superficiale del lascito culturale di mastro Ciccio è che ci sia qualche ragazzo giovane ravellese, un po' come ha fatto il figlio Antonio e un altro Antonio Amato in Via Della Marra, a seguirne le orme, rinvigorendo ed esaltando appunto quella meravigliosa tradizione che etimologicamente significa proprio consegnare ai posteri un frammento di maestria che dal passato regali dignità al futuro.
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