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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieAutunno a Scala tra sapori di funghi e castagne e panorami mozzafiato
Scritto da Giuseppe Liuccio (redazionelda), venerdì 23 ottobre 2015 07:24:02
Ultimo aggiornamento mercoledì 16 ottobre 2019 11:12:15
di Giuseppe Liuccio
In questo weekend di fine ottobre Scala replica la "Festa della castagna". L'ultima l'ho vissuta alcuni anni fa, ma ne ho memoria nitida: cicaleccio allegro della gente in Piazza Municipio, simpatia contagiosa delle donne alle prese con le tipicità della gastronomia e della pasticceria, legate, ovviamente, alla castagna. Ne feci assaggi frequenti con buona pace dei problemi di dieta.
Il mio pensiero volò istintivamente allora e vola anche adesso ad una bella pagina di Giovanni Pascoli, che esaltava il paesaggio rurale della Garfagnana, in cui il castagno era ed è un albero familiare, perchè ha scandito la storia delle famiglie non solo e non tanto sul piano dell'alimentazione (è appena il caso di ricordare che le castagne costituirono per intere generazioni il pane dei poveri) ma anche nelle abitudini e stili di vita.
Con il legno di castagno gli esperti artigiani costruivano le culle per accogliere i bimbi frignanti, sbrigliavano la fantasia per inventare i giocattoli poveri, costruivano il mobilio per arredare la casa degli sposi, gli attrezzi per il lavoro ed il raccolto dei campi, la "cassa" per accogliere le spoglie mortali per l'ultimo viaggio. Ed il pensiero volava e vola anche al mio Cilento, dove la castanicoltura ha recitato ed in parte ancora recita un ruolo importante nell'economia di tanti paesi (Roccadaspide, Stio, Cuccaro, Futani, Montano Antilia, ecc.).
Eppure un prodotto che ha scandito la povera alimentazione di intere generazioni ed ha festosamente salutato le mense di tante famiglie nel periodo ottobre/novembre con lo scoppiettare delle caldarroste, la dolce pastosità delle lesse, il croccante profumo delle infornate potrebbe e dovrebbe costituire un punto di forza per rilanciare un'economia che faccia leva anche sulla genuinità e specificità dei prodotti della terra.
Ma forse lo stesso discorso vale, almeno in parte, anche per Scala, che è protagonista della festa di questo weekend.
Fu il primo centro abitato della Costa d'Amalfi. Si chiamava Cama e di qui scesero i Picentini, che la fondarono, alla conquista di spazi vitali e di sbocchi a mare e popolarono le valli del Dragone e del Canneto. E nacquero Atrani ed Amalfi. Fu patria di Fra Gerardo Sasso, che in Oriente creò fondachi ed ospedali e un ordine che, dei Gerosolimitani, prima, e di Rodi, poi, è tuttora vivo, potente ed influente. Si tratta del Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta.
E' lo stato più piccolo del mondo ed esercita la sua sovranità a Roma in una serie di palazzi che godono dell'extraterritorialità. Conserva le ceneri del Beato monaco, che, all'ingresso della storica cittadina, dà il benvenuto ai visitatori dal piedistallo di una statua monumentale. Bella pagina questa che, in nome di Fra' Gerardo e dei Cavalieri di Malta, fonde Oriente ed Occidente ed esalta la mediterraneità nell'incontro e nella collaborazione fra i popoli. Bella pagina, di cui Scala va legittimamente fiera e che, forse, meriterebbe una valorizzazione non episodica ma permanente, attivando l'iniziativa di una Fondazione, che, in nome del monaco crociato, promuova studi e ricerche sul Mediterraneo, crocevia e contenitore di grandi civiltà. Giro la proposta all'ottimo amico e bravo sindaco Luigi Mansi, che gode del valido sostegno di uno scalese illustre, Padre Enzo Fortunato, portavoce di Basilica e Sacro Convento di Assisi.
Ma, passeggiando a passi lenti, per chiese e conventi, palazzi e piazze di Scala, aleggiano altri grandi spiriti ad illuminare pagine di storia religiosa e non, primo fra tutti Sant'Alfonso Maria de' Liguori, che qui nell'estasi/eremitaggio della grotta, che porta il suo nome, compose versi e musica della notissima "Tu scendi dalle stelle". Personaggio straordinario di santo e poeta, sul quale conto di tornare a breve. Scala fu diocesi dal 987 al 1818 e vanta chiese bellissime e ricche di storia, a cominciare dal maestoso duomo di San Lorenzo che incanta con quell'armonico incrocio di stili. Ma Scala è anche e, forse, soprattutto, un terrazzo spalancato sull'anfiteatro sconfinato di cielo e mare, che scarica visibilio di emozioni, uniche ed irripetibili altrove.
Il punto di osservazione migliore è la frazione di Pontone, che si apre, a, scivolo sui tetti rossi delle case di Amalfi, da una parte, su Valle dei Mulini, con l'uragano d'argento della cascata delle Ferriere e del pianoro lussureggiante di vegetazione di Santa Maria ai Monti, dove zampilla cristallina e freschissima: la sorgente del Ceraso, regno degli appassionati di trekking tra tappeti di ciclamini profumati ad arabescare il fogliame ramato del sottobosco, dove s'incappellano funghi vanitosi e, dall'altro, la bellezza misteriosa della Torre Ziro che stempera nella luminosità del tramonto, a conflagrazione di cielo e mare, su orizzonte di infinito, la sua storia/leggenda di amore e morte della "duchessa di Amalfi".
Foto: Umberto Gallucci
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