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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieAddio a Ottavio Amato, pioniere dello scautismo ad Amalfi
Scritto da (redazionelda), mercoledì 4 luglio 2018 14:58:14
Ultimo aggiornamento mercoledì 4 luglio 2018 14:58:14
di Sigismondo Nastri
Nella tranquillità della sua casa, in una calda giornata di sole, circondato dagli affetti familiari, ha concluso il suo cammino terreno Ottavio Amato. Amico dai tempi lontani dell'infanzia, come lo erano i suoi fratelli, in particolare Angelo, che fece un po' da chioccia a me e agli altri - Gigino de Stefano, Filippo Iovieno - che si avviavano lungo la strada impervia del giornalismo di periferia, in Costiera amalfitana, verso la metà degli anni cinquanta.
Ottavio, che ricordo anche, per un certo periodo (1975/1985, leggo nel Vescovado), assessore comunale di Ravello, aveva percorso tutto il cammino professionale nell'amministrazione delle Poste, fino a diventare direttore provinciale a Caserta, ovunque apprezzato per le qualità professionali ed umane.
Eravamo ragazzi (sul finire degli anni quaranta), lui più grande, e già capo, quando feci la mia breve esperienza di scout. La sede era in locali di proprietà della chiesa, in via Episcopio, attigui al cinema-teatro san Giuseppe, dove l'Azione cattolica svolgeva una intensa, brillante attività teatrale sotto la guida di Mimì Castaldo, il mitico "mezavunnella".
Negli scout rimasi pochi mesi. Poi me ne allontanai, insieme con Aurelio, compagno d'infanzia poi emigrato in Francia, per solidarietà ad Angelo, col quale ho diviso giochi, scuola, interessi, un sentimento fraterno d'amicizia nato quando frequentavamo le elementari, consolidatosi via via nel tempo. Inossidabile, indeformabile, come dev'essere un'amicizia.
Angelo aveva realizzato per la nostra squadriglia uno splendido dipinto che riproduceva un leone. Poi litigò, sbattette la porta, voleva che gli venisse restituito. Gli risposero di no. Io e Aurelio ci schierammo con lui.
Creammo un sodalizio - una specie di società segreta - al quale demmo nome "I tre". Tenevamo le riunioni da Aurelio, nella soffitta della sua casa, a Valle dei Mulini. Con una lettera, nascosta e notificata nel rispetto della simbologia che loro ci avevano insegnato, dichiarammo "guerra" agli scout e cominciammo a prenderli di mira quando, intruppati, raggiungevano il bosco di Pogerola per svolgervi l'abituale raduno in una piazzola antistante a una vecchia carcara (che chiamavano FB: "fortino bianco"). Noi ci appostavamo più in alto e facevamo rotolare per la scarpata - da incoscienti, o irresponsabili, ma avevamo più o meno tredici anni - dei massi, a rischio di dolorose conseguenze. Per fortuna non ci furono incidenti.
A volte capitava che venissimo alle mani e, per evitare guai peggiori, ce la facevamo a gambe. Qualche mazziatone, però, mi capitò di prenderlo.
D'altra parte, tre contro molti, non poteva esserci partita. Salvo in una occasione. Lo scontro avvenne dove è la fontana d' ‘a Capa ‘e ciuccio. Alcune donne del rione Spirito Santo, richiamate dal trambusto, uscirono dai negozi, si affacciarono alle finestre. E, resesi conto della disparità delle forze in campo, o magari solo per compassione nei nostri confronti, armate di bastoni e mazze di scopa, decisero di darci una mano. Gli scout battettero in ritirata.
Ripensando, oggi, a quell'episodio mi torna alla mente la battaglia tra pesci raccontata nella Canzone de lo guarracino:
Venimmoncenne ch'a lo rommore
pariente e amice ascettero fore,
chi co mazze, cortielle e cortelle,
chi co spate, spatune e spatelle,
chiste co barre e chille co spite,
chi co ammennole e chi co antrite,
chi co tenaglie e chi co martielle,
chi co torrone e sosamielle.
Ripristinatasi la calma, a Ottavio che si stava infilando nella "strettola", alla testa dei suoi scout, gridai spavaldamente: "Ottavio, tu ti nascondi?".
Qualche giorno dopo, trovandoci faccia a faccia sullo stradone, ci venne naturalmente da ridere. Finì lì la "guerra"l. A tarallucci e vino, meno male. Rimase, intaccata, l'amicizia.
Ottavio, che pochi anni fa ha rievocato in un libro la storia dello scoutismo ad Amalfi, della quale fu pioniere col fratello Angelo, è rimasto spiritualmente legato a quel movimento tutta la vita, incarnandone i valori più autentici. Fedele ai principi espressi da Baden Powell nel manuale "Scauting for Boys": "un uomo di cui ci si può fidare, un uomo che non mancherà mai al suo dovere, anche se questo comporta rischi e pericoli, un uomo gaio e allegro, nonostante possano sorgere grandi difficoltà".
La sua scomparsa è una grave perdita per l'intera comunità amalfitana.
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