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Tu sei qui: SezioniLettere al VescovadoElezioni Ravello: non dimentichiamo l'odio di Caino e Abele
Scritto da (ilvescovado), domenica 10 aprile 2016 11:15:55
Ultimo aggiornamento sabato 16 aprile 2016 11:02:20
Riceviamo lettera di Francesco Zappia, ex attivista politico di Ravello, che tiene viva la memoria sull'ultimo quarto di secolo politico nella Città della musica. E volentieri pubblichiamo.
Fra meno di due mesi i cittadini di Ravello saranno chiamati alle urne. Come sempre accade nelle tornate elettorali, tutto è ancora incerto ma, come sempre, tutto è scritto. E' giunto il momento di tirare le somme, è questo il tempo dei bilanci, delle considerazioni, delle riflessioni. E' il futuro del Paese che va considerato. Sono le opportunità e le proposte strutturali, programmatiche, che vanno valutate. Sono le dinamiche, però, che vanno ben analizzate.
Ovvero, così dovrebbe essere. Ma superati i 40 anni si diventa realistici e quindi non bisogna impegnarsi più di tanto a capire cosa stia accadendo.
I cosiddetti grandi elettori attendono i movimenti dell'ultimo istante, restando alla finestra ad aspettare dove e come meglio posizionare le proprie pedine.
I giovani di sicuro avvenire restano, per la maggior parte, in disparte, convinti che non sia ancora questo il loro momento, ovvero che per il loro futuro ravellese sia meglio così. E intanto, per loro, gli anni passano inesorabili.
Ci saranno poi, come sempre, quelli lesti a salire sul carro del vincitore, facendo bene attenzione a calpestare il terreno dove altri sono già passati, per farne perdere le tracce e poter essere di nuovo sulla stessa strada tra 5 anni.
Io vivo fuori Ravello da 5 anni oramai. Fuori Ravello ho costruito la mia famiglia. Fuori Ravello vedo al momento il mio futuro e non rimpiango questa scelta. Ma il mio Paese resta il posto che più di ogni altro mi appartiene. Qui ci sono le mie radici, è il luogo del mio essere uomo. E' il Paese che cercherò di far amare ai miei figli.
5 anni fa salii su un palco e accompagnai dalla nascita una compagine che oggi si ripresenta con nuovi stimoli e facce nuove. 5 anni fa ebbi a dire che Di Palma Salvatore Ulisse aveva finalmente trovato la propria Itaca, ma mi sbagliai. Forse il navigatore non gli funziona bene, buona continuazione a Lui.
5 anni fa, a Ravello accadde un fatto quasi storico, la nascita di una terza lista. Dopo circa trenta anni di dualismo, finalmente il mio Paese potè fare una scelta differente. Io ci credevo e ci credo ancora.
5 anni fa, dicevo, la fine di un dualismo. Ecco, è qui che corre il mio pensiero, il pensiero di un innamorato alla propria amata Terra. Superfluo e inutile descrivere la scarsa considerazione per l'attuale amministrazione e mi chiedo come siamo arrivati a ciò che sta accadendo oggi. A dire il vero una mia cara e vecchia amica l'aveva già preannunciato tanti anni fa, ma oggi sapere che i creatori di quel dualismo vanno a braccetto "per amor del Paese", a me spaventa e inorridisce.
Io avevo poco più di 20 anni ed ho vissuto l'inizio di quella lotta intestina. L'ho vissuta sulla mia pelle, ne ho fatto parte. Senza chiedermi veramente perché, ma ho preso una posizione. Quella di stare con il più debole, quello accusato e rinnegato. Fra Caino e Abele, io scelsi il mio di Abele. Altri fecero il contrario.
E non ci parlammo, e non ci salutammo, e ci odiammo. Per i nostri Abele. E intanto le loro lotte erano le nostre lotte. Le loro idee erano le nostre idee.
Poi, con il tempo, si capiscono tante cose. Lasciai al proprio destino il mio Abele, che continuava la sua lotta con Caino, e feci le mie scelte.
Poi, per "il bene del Paese", ecco che il Caino scompare e improvvisamente entrambi diventano un unico Abele.
Ecco: se è vero - come è vero - dai gesti, dalle parole dette in giro, dai fatti, che gli eterni nemici (per finta aggiungerei) oggi sono "tazza e cucchiaio" allora io, da innamorato della propria Terra, chiedo di non dimenticare quello che questi signori ci hanno fatto e soprattutto quello che ci hanno fatto fare. Di ricordare cosa siamo stati per loro: soltanto delle pedine assoggettate al loro ego. Perché il proprio Paese si ama, ma lo si fa principalmente essendo condottieri di pace sociale.
A giugno andrete a votare: io non posso chiederVi chi votare, ma di farlo senza dimenticare. Perché ognuno di noi, o almeno della mia generazione in su, porta una cicatrice di quella lotta.
Ecco tutto, e buona campagna elettorale a tutti. Nessuno escluso.
Francesco Zappia
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