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Tu sei qui: RubricheProtagonistiIl New York Times a Minori per omaggiare la cucina italiana
Scritto da (admin), giovedì 10 aprile 2014 09:40:45
Ultimo aggiornamento giovedì 17 gennaio 2019 09:37:04
Il New York Times a Minori per narrare le origini della grande tradizione culinaria italiana. Un servizio del celebre quotidiano americano racconta la storia di Daniele De Michele, meglio conosciuto con il nome di Dj Donpasta e autore di diversi libri come il suo ultimo lavoro "La Parmigiana e la Rivoluzione". De Michele è uno degli attivisti alimentari più dinamici d'Italia. La sua più grande preoccupazione, spiega al quotidiano americano, è data dal fatto che molte tradizioni secolari italiane potrebbero progressivamente trasformarsi a causa degli stringenti regolamenti dell'Unione Europea e della cultura televisiva trasmessa da programmi come Master Chef, replicato anche nel nostro Paese con successo.
Lo scorso marzo Dj Donpasta è stato in Costa d'Amalfi a casa del signor Antonio Polverino, 64enne di Minori. De Michele si è immerso nella cucina locale, gustando salsicce di maiale fatte in casa secondo la tradizione. Modi di fare che stanno scivolando via: «Volevo esplorare la memoria - ha detto Dj Donpasta - l'identità basata sulla memoria persiste, esiste, si perde; per scattare un'istantanea della cucina della classe operaia italiana di oggi».
Ospite a pranzo dalla famiglia Polverino con il suo piccolo entourage, De Michele ha assaggiato la salsiccia affettata con cura dal padrone di casa, gli altri commensali invece hanno portato del pane e della ricotta locali. Un amico, Ciro Caliendo, ha invece cucinato una zuppa di ceci e polpo fresco, riscaldandolo in una caldaia annerita da un fuoco di legna . «Il fumo è cruciale», ha precisato mentre la serviva. La moglie del signor Polverino Maria Teresa Bonito ha fatto assaggiare gli ‘ndunderi, piatto tipico di Minori che ha deliziato i graditi ospiti. Una ricetta nata nel ‘700 ad opera dei pastai del piccolo borgo costiero che prevede un impasto di farina e latte cagliato oppure ricotta, tuorli d'uovo, formaggio di vacca grattugiato, sale, pepe e noce moscata; la lavorazione avviene a mano, l'impasto è ridotto in un lungo cordone, non troppo sottile, e poi tagliato a tocchetti resi concavi dalla leggera pressione delle dita. Dopo, i tocchetti si fanno scivolare sulla concavità di una grattugia, su una forchetta, o su un'apposita tavoletta rigata detta "pettine". Il condimento privilegiato per gli ndunderi è il ragù di carne.
«La cultura operaia italiana è venuta prima di Slow Food e Eataly - ha detto De Michele ai giornalisti americani - prima c'è stata la cucina di mia nonna. Non mi preoccupo per il gusto. Ho potuto mangiare il salame ed essere felice. Mi interessa la saggezza della classe operaia». Una saggezza che nel mondo globalizzato rischia pericolosamente di essere sostituita dai take away e dai McDonald's.
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