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Tu sei qui: RubricheLa saggezza di un Popolo'Tirà o carro p’ ‘a scesa': la saggezza di un Popolo (31)
Scritto da (redazionelda), venerdì 22 aprile 2016 11:45:52
Ultimo aggiornamento martedì 19 ottobre 2021 16:06:14
di Antonio Schiavo
Chi l'avrebbe mai detto! Questa rubrica, ha scavallato la ragguardevole soglia delle 30 puntate e vanta anche , come direbbe una vecchia pubblicità della Settimana Enigmistica, "innumerevoli tentativi di imitazione" (anche quotidiana sui social).
Non possiamo che esserne lieti: vuol dire che noi de Il Vescovado ci avevamo visto giusto quando, per primi (per lo meno a Ravello) ci avventurammo in questo viaggio nella cultura e nella memoria popolare.
Rimane un cruccio: la collaborazione dei concittadini- a parte qualche lodevole eccezione (stavolta Stefano) - si è un po' affievolita e l'idea di far partecipare (con apposito concorso) gli alunni delle scuole non ha trovato ancora spazio un po' anche per colpa del nostro Direttore "scurdariello" che ultimamente si distrae un po' troppo frequentemente con attrici e belle modelle.
Non disperiamo e riprendiamo il cammino.
‘Ncoppa a cuotto, acqua vulluta:
Al peggio non c'è mai fine. E' inutile piangere sul latte versato.
Chiappe, chiappine e matarazze:
Si dice di allegra combriccola, che fa il paio con
‘e sore de Vietri (dagli scogli della località, porta della Costiera Amalfitana) oppure
Cricco, crocco e manico a' ncino (o ‘mbrello)
Tirà o carro
Russare . Che è tutt'altra cosa rispetto a :
Tirà o carro p' ‘a scesa:
Vantarsi di una fatica che in fin dei conti è estremamente leggera.
Tene ‘a capa a viento de terra:
E' un superficiale, non dà troppo peso alle cose, si distrae facilmente
Biato chi c' ‘o vede:
Augurio, un po' scaramantico, che si fa a sé stessi per cose positive che potrebbero accadere e avvenire a distanza di tempo
‘Ncapo e ‘mpiero l'anno:
Per tutto l'anno, si dice anche per avvenimenti ricorrenti
Te metto ‘na foca ‘nganna:
Affermazione di estrema virulenza di chi minaccia di strozzare un altro
Lampìame llà:
Ormai non mi fa né caldo né freddo. Quello che accade mi è indifferente
Sta muro e muro c' ‘o cimitero:
Si dice di chi è molto malato o ,figurativamente, di chi è in estreme difficoltà soprattutto economiche
E' fatto ‘n' asciuta de quarto:
Ha sbroccato, è andato in escandescenze.
Teneno a mangiatora vascia:
Si sono arricchiti senza fatica e non sanno o non vogliono impegnarsi. Tanto chi glielo fa fare!
A chi pazzea c' ‘o ciucco nun ‘lle mancano ‘e cavece:
Non si scherza col fuoco.
Sta ‘ncoppa casa de Cristo:
Abita lontanissimo, in un posto difficilmente raggiungibile.
Ad onor del vero, nell'autentico dialetto ravellese, la terza persona singolare viene coniugata aggiungendo il suffisso "ce" e cioè " stace, vace , face".
(continua)
NOTA DEL DIRETTORE
Carissimo Antonio,
interprete dei sentimenti dei nostri lettori, ti saremo sempre grati per questo vero e proprio patrimonio immateriale che ci stai consegnando.
Come promesso, editeremo tutto quanto da te prodotto per una divulgazione totale, specie nelle scuole. Una piccola opera che dovrà essere in ogni abitazione ravellese. Lo faremo di sicuro di concerto con la nuova Amministrazione comunale. A presto!
Emiliano
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