Lettere alla redazioneUn Museo-Laboratorio di Arte Contemporanea per Ravello: il contributo dell'artista Angelo Casciello

Un Museo-Laboratorio di Arte Contemporanea per Ravello: il contributo dell'artista Angelo Casciello

Inserito da (redazionelda), sabato 21 gennaio 2017 21:12:22

di Angelo Casciello*

E' stato nel 1993 che ho avuto la fortuna di incrociare nella cornice di uno dei più bei paesi della costiera amalfitana, a Ravello, Bruno Mansi. Ricordo con piacere l'accoglienza ricevuta all' albergo del Toro, incantevole hotel che non ha tardato a rivelarsi caldo e familiare grazie alla cura e all'attenzione che i titolari avevano riservato a me, mia moglie Mariangela e la nostra piccolissima figlia Raffaella. Ricordo un pergolato di glicine bellissimo del giardino dell'hotel: affacciava in una delle vie laterali della piazza di Ravello in cui si staglia il Duomo. E' stato proprio in quel posto che ho cominciato a conoscere Bruno, una conoscenza che nel tempo avrebbe rivelato non solo il carattere di una stima profonda ma anche di un affetto sincero. Chi mi aveva condotto in quella cornice incantata era stato Massimo Bignardi, critico e storico dell'arte, che insieme a Bruno aveva elaborato un'idea in progress per la realizzazione di un Museo del Viaggio. Sono onorato di essere stato il primo artista invitato a realizzare delle opere ispirate a Ravello. Negli anni, infatti, numerosi sono gli artisti italiani e stranieri che hanno contribuito alla crescita e alla varietà della collezione che ha custodito con dovizia Bruno. E un'avventura ancora in corso che si rinnova anno dopo anno.

In quei giorni a Ravello ebbi occasione di osservare più da vicino le bellezze del Duomo: i mosaici, riccamente decorati dalle punizioni riservate agli uomini peccaminosi del pulpito in marmo e le sue colonne, rette alla base da leoni messi lì a difesa della sacralità. E poi le formelle bronzee incastonate nella porta di ingresso alla chiesa, sapientemente lavorate da Barisano da Trani. Nella Cripta del Duomo, era stato appena inaugurato, il Museo dell'Opera dove erano raccolti una serie di reperti provenienti oltre che dal Duomo stesso e da Villa Rufulo da alcuni dei più rilevanti luoghi della costiera. Tra le altre cose c'era una scultura che mi rapì immediatamente: era il busto di Sigilgaida, la consorte di Nicola Rufolo, un'orgogliosa donna meridionale il cui sguardo fisso trasudava fierezza ed eleganza.

E' così che la curiosità mi ha trascinato in casa sua, a Villa Rufolo, che ora assumeva ai miei occhi una fisionomia completamente differente rispetto a quella solita con cui l'avevo guardata nelle visite precedenti. A Villa Rufolo è la cupola ad ombrello della Torre d'ingresso ad accogliermi. Alla fine del viale alberato ho accesso alle meraviglie architettoniche della villa: il chiostro Moresco, la Torre Maggiore, la sala dei Cavalieri, il pozzo, il bagno turco, la sala da pranzo, la cappella, il tutto sempre trovandomi immerso nel magnifico e ben curato giardino a vari livelli la cui varietà di piante e fiori regala all'olfatto e alla vista, colori e odori inebrianti. E poi le piante rampicanti come l'edera, il glicine, la maestosità dei pini, delle palme e dei cipressi; il rosmarino e le altre piante aromatiche come la salvia e l'alloro; e infine l'arcobaleno di colori delle begonie, delle viole e delle siepi di ortensie che conducono al sospeso belvedere in cui la fa da padrone una scena mozzafiato di un indefinito confine tra il cielo e il mare. E proprio tra questo cielo e questo mare che sembra ancora possibile ascoltare il canto delle sirene di odisseica memoria. E' lì che ho capito davvero perché Richard Wagner fosse stato così affascinato da Ravello. Del resto, come biasimarlo!

Con non meno coinvolgimento emotivo ritornai a Villa Cimbrone, villa dallo splendore decadente e gravida di una sensualità ammaliante, il cui belvedere trasporta in una atemporalità deliziosa e struggente.

Nel mio peregrinare per Ravello mi ero accorto, osservando le persone del posto, che tutti salutavano tutti, un'occasione per fermarsi a guardare in faccia tutti i passanti. In queste occasioni mi è capitato spesso di rivedere in alcuni tratti somatici delle donne ravellesi, quel volto, il volto misterioso di Sigilgaida che si era assicurata un posto visivo di preminenza nei miei pensieri. Avevo bisogno di un'idea ma senza accorgermene l'avevo già trovata: è stata l'infatuazione per quella donna a dare corpo alle opere che poi le ho dedicato.

Intanto Bruno, nei ritagli di tempo, quando non era impegnato con il suo lavoro, mi faceva da Cicerone, mi presentava maestranze, mi introduceva agli artigiani della ceramica e ai loro laboratori, mi raccontava della sua passione per l'arte e di come era iniziata, della sua militanza politica e come ahimè era finita, della sua passione per la musica, degli incontri con autorevoli intellettuali di passaggio a Ravello.

Mi ero subito reso conto, ma ormai ne avevo la certezza, che la febbre dell'arte abitava in quest'uomo dall'aspetto minuto ed elegante. In quella occasione parlammo anche dell'ipotesi di realizzare una mia mostra di grandi sculture da collocare a Piazza Duomo e all'interno dei giardini e della Cappella di Villa Rufolo. Un progetto che al momento resta ancora solo una bella idea ma che ha preso forma, dopo qualche anno, nelle mostre proposte e promosse nell'ambito del Festival di Ravello.

Grazie a Bruno sono tornato a Ravello in vacanza più volte, ospite della sua bella casa che si affaccia sulle vedute di Maiori e Minori. In queste occasioni sempre più stretto si è fatto il legame tra le nostre famiglie: Luigi, il secondogenito dei figli di Bruno che col padre condivide la passione per le arti e la letteratura, era un ragazzo curioso e dinamico quando l'ho conosciuto e ora è uno splendido giovane padre. Devo a Bruno gli incontri con Pasquale Ruocco, un giovane brillante critico d'arte, quello con l'artista Mary Cinque, il ristoratore neoborbonico convinto della necessità di ristabilire l'autonomia del Regno delle due Sicilie tra una fetta di pizza e un bicchiere di vino, il paziente titolare del Bar Il Panino che aspettava solerte la fine delle mitiche partite di scopone scientifico, dibattute in coppia da me e Bruno contro gli impareggiabili Paolo Signorino e Isaia Sales, circondati da un fedelissimo pubblico che fino a tarda notte ci faceva compagnia nella piazza del Duomo, e che regolarmente assisteva alle nostre irrimediabili disfatte sbeffeggiati in pubblica piazza dall'imbattibile Isaia e dal suo complice Paolo.

Nel tempo ho avuto la possibilità di vedere una parte della collezione di Bruno, che è veramente incredibile: ceramiche si sommano a quadri, disegni, incisioni e fotografie di artisti di varie nazionalità.

Come già hanno ricordato gli interventi di Alberto White e Danilo Maestosi, che mi hanno preceduto su questo giornale, quella di costituire uno stabile Museo Laboratorio delle Arti Contemporanee della Città di Ravello, presentando in modo permanente la Collezione di Bruno Mansi, con annesse sale espositive per mostre temporanee, laboratori di ricerca per artisti e studiosi e un grande archivio sul tema del Viaggio, è un'occasione che non andrebbe lasciata al caso. Sarebbe uno strumento permanente a disposizione della comunità di Ravello e utile a tutto il territorio provinciale e regionale. Un centro per le arti visive che parallelamente alle occasioni create dal Festival e della rassegna musicale dell'Auditorium, possa godere di una programmazione annuale, dando la possibilità ai visitatori che attraversano questo pezzo di paradiso di constatare con i propri occhi come ancora oggi Ravello riesca ad essere, per il mondo dell'Arte e non solo, un luogo vivo che si proietta nel futuro non tralasciando la memoria del passato. Non solo si può fare. Per la tutela e la valorizzazione della cultura dei nostri territori vale la pena farlo.

*scultore e pittore

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