Eventi e SpettacoliAd Amalfi un convegno-dibattito e un libro sulla "Mediterraneità"

Ad Amalfi un convegno-dibattito e un libro sulla "Mediterraneità"

Inserito da (redazionelda), mercoledì 19 aprile 2017 17:59:29

Appuntamento con la cultura del mediterraneo, venerdì 21 aprile ad Amalfi con la presentazione del volume "Mediterraneità", di Italo Abate, presidente di Ambiente e Cultura Mediterranea e Maria Grotta, esperta in Ingegneria naturalistica, Valutazione di impatto ambientale e Valutazione di incidenza (Biblioteca comunale, ore 17 e 30).

Seguirà un incontro-dibattito con gli autori del testo e gli artisti delle opere in mostra condotto dal giornalista Vito Pinto. Ai saluti del presidente del Centro di Cultura e Storia Amalfitana Ermelinda Di Lieto e dell'assessore alla Cultura del Comune di Amalfi Enza Cobalto, seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Senatore, professore associato di Geologia Stratigrafica e Sedimentologica dell'Unisannio con la relazione si "Pompei una storia di acqua e di fuoco. Nuovi dati" e di Micla Pennetta, docente di Dinamica e Difesa delle coste presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II" su "Il sistema di difesa delle dune costiere".

La maggior parte di noi potrebbe facilmente sostenere che il dibattito sulla "mediterraneità" sia stato già sufficientemente affrontato. Storici del Mediterraneo come Fernand Braudel, Predrag Matvejević, ... hanno già tracciato i caratteri storicoantropologici del mare internum; una moltitudine di studiosi, ricercatori ed esperti ha continuamente dibattuto i segni distintivi del bacino mediterraneo; filosofi, scrittori, retori e pensatori hanno considerato i differenti fondamenti storico-filosofici-religiosi dell'area mediterranea ed esperti di strategie militari hanno ricomposto le grandi battaglie della storia nella regione mediterranea. Pur tuttavia l'antico mare nostrum è ancora oggi al centro del dibattito storico-politico-sociale. Il testo Mediterraneità offre il proprio contributo per uno sguardo su ciò che unisce e non divide il Mediterraneo. La sua ricerca discute sulle immagini che il Mediterraneo offre ancora oggi in termini di storia, cultura e identità con riflessioni ricche di fascino tipicamente mediterraneo sia sulla comunicazione per immagini con le sculture in marmo dell'età augustea, sia sullo spazio espositivo delle stesse, sia sui sarcofagi romani con i quali si scolpiva una specie di "poesia sepolcrale per immagini", sia quando si fornisce un focus storico-culturale su Alessandria d'Egitto, grande metropoli del Mediterraneo antico. Molto interessanti sono le riflessioni sui paesaggi mediterranei con olivi e sul fico, entrambe piante di biblica memoria. Ma la ricerca sviluppa anche un'analisi sulle allergie della regione mediterranea, sull' architettura mediterranea, sulla Posidonia oceanica e sull' erosione delle coste mediterranee. Altamente scientifica è la ricerca geologica sulla ricostruzione del paesaggio naturale di Pompei all'epoca del 79 d.C., sulle antiche miniere del Medio Atlas Marocchino e sulle pietre utilizzate dalle antiche civiltà mediterranee. Sono illustrati nel testo anche dati sugli uccelli che sorvolano le coste del Mediterraneo centrale per lo svernamento in Africa a sud del Sahara. Si parla di mediterraneità sia quando è l'abete bianco ad essere il protagonista indiscusso delle montagne calabresi, sia se si discute dell'alfabeto botanico che affronta il tema della comunicazione per immagini e allegorie scolpite sull'Ara Pacis. Suggestive sono le riflessioni sull'agricoltura mediterranea ad alto valore naturale, sul rapporto tra l'uomo e gli animali predatori, sulla salvaguardia delle pietre ornamentali, sulla Caretta caretta, tipica tartaruga marina, o quando il Mediterraneo viene rappresentato come un insieme vario di paesaggi con una sua tipica architettura. Né sfugge una disamina del diritto umanitario applicabile nei conflitti armati che in questo periodo storico stanno devastando la sponda sud del bacino mediterraneo, né la rappresentazione del Mediterraneo come mare mobilissimo della vita in cui ci si abbandona alla ricerca dell'amore e del mistero della vita.

 

Le opere artistiche completano poi la rappresentazione della mediterraneità: -il Teatro greco di Taormina ove sembra di ascoltare le tragedie greche, vedere gli attori che recitano e gli spettatori che sognano gli eroi del racconto mitologico o si immedesimano nei personaggi dei poemi tragici; -l'Ulisse quale creatura fragile ma partecipe di un'avventura impagabile, con il suo cuore nell'amarezza delle sfide e lotte impari contro il fato avverso; -la Crocifissione di Cristo rappresentato in condizioni di resistenza al dramma del martirio e della morte a raffigurare la forte volontà di condurre l'uomo alla salvezza dell'anima; -la Caccia al cinghiale sannita, in marmor taburnum, ove si raffigurano le tensioni del guerriero sannita che si avventura per la caccia negli ombrosi boschi del Taburno per dimostrare il suo coraggio, il proprio valore ed il suo eroismo; -il Redentore di Maratea con cui sono espressi sentimenti di religiosità e di amore per il mondo, per quella terra che ci nutre e ci è madre, per quelle genti che amano la vita nelle sue diverse forme espressive con l'incanto dell'alba o del tramonto, con

l'altruismo o l'egoismo, con l'armonia o il conflitto, con la vita o la morte; antinomie, opposti e dualismi che ritroviamo in tutta la storia del Mediterraneo; -la Pietrificazione di Pompei un messaggio di "amore per la vita anche nella sofferenza" consegnato alla storia mediterranea con la scomparsa di Pompei il 24 ottobre del 79 d.C. e, infine, -il Carpe diem con rappresentazioni di fiori e colori mediterranei a figurare i colori dell'anima.

 

Il testo, curato da Italo Abate e Maria Grotta, non fa parte della letteratura del mare, né è un romanzo, né un libro di avventura, né una narrazione storica, o geografica; esso si propone invece come un saggio descrittivo con cui si indicano al lettore le caratteristiche di una determinata realtà, la realtà mediterranea con il suo mare, la sua storia ed il suo ambiente; ed ecco perché esso è un libro mediterraneo ove l'aggettivo mediterraneo non ne indica una caratteristica, un elemento distintivo sul piano oggettivo, ma ne rappresenta, possiamo dire, una natura, perché da ogni editoriale è possibile inserirsi in altri campi del sapere soggiacenti al testo, cioè introdursi in una serie di sottoinsiemi che sfociano nella storia, nella filosofia, nella religione, nella letteratura, nella mitologia e pongono il lettore nella «posizione di uno spettatore» che osserva e medita sul mare, sul Mediterraneo. Il Mediterraneo si trasforma così da una enorme distesa d'acqua in un luogo di contemplazione, meditazione, ricerca e preghiera; forse rappresenta uno spazio di libertà per i migranti che si spostano dalle coste del Nord Africa in Italia alla ricerca di condizioni umanitarie per la propria esistenza. Ecco, allora che dall'insieme emerge cos'è il Mediterraneo o la Mediterraneità: un luogo dell'esistenza ove le tre grandi religioni monoteiste (cristianesimo, ebraismo e islamismo) si contendono la salvezza dell'anima e ne hanno fatto il Giardino di Dio. Un mare in cui i viaggi di Odisseo sono il simbolo della ricerca umana; un mare, che è sempre in movimento, che è un modello di creatività e, per questa ragione, non può coincidere con il Mediterraneo della geografia. Esso rappresenta uno spazio culturale, un universo di culture che ha prodotto la classicità ellenica. La civiltà occidentale ha tradotto questa classicità come espressione di un canone eterno, radice della filosofia, delle arti figurative, dell'architettura e della tragedia; essa ha creato un paese dell'anima, un mondo di modelli e di ispirazioni per lo spirito, un mondo fatto di miti ed eroi che si muovevano sulla scena del teatro mediterraneo.

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