AttualitàIl nostro patrimonio sia il motore della 'Cultura delle emozioni'

Il nostro patrimonio sia il motore della 'Cultura delle emozioni'

Inserito da (redazionelda), sabato 10 settembre 2016 07:16:17

di Alfonso Bottone

Stimolato dalla querelle (positiva, a mio avviso) sulla gestione dei beni culturali in Costa d'Amalfi provo a fornire, attraverso "Il Vescovado" che mi ospita cortesemente, una mia riflessione. Credo di averne titolo, per essere, da sempre, un protagonista da prima fila della promozione della Cultura e, attraverso di essa, della promozione in Italia e all'estero del territorio che vivo in modo così viscerale.

L'esperienza decennale di ..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo, osservata "speciale" di molti festival e premi letterari (e non solo) disseminati tra piccoli e grandi centri del nostro Bel Paese, mi ha dato il chiaro indicatore che la Costa d'Amalfi, seppur terra di forti influssi culturali e di uno straordinario patrimonio artistico e naturalistico, ancora non abbia la convinzione piena che sia proprio la Cultura il motore trainante dell'economia dell'intero comprensorio. E non a caso parlo di "economia" perché trascorse le "ondate eccezionali" di turisti delle ultimissime stagioni, come pensiamo di poter attrarre "viaggiatori" che sono sempre più selettivi nella scelta dei luoghi del loro riposo? I panorami, seppur unici; il mare, seppur più pulito; la gastronomia, seppur incomparabile; da soli non credo possano bastare. I turisti vanno cercati; i turisti vanno incuriositi; i turisti vanno sedotti. Proposte di pacchetti vacanza più "completi" nell'offerta servono sicuramente. Io credo che serva anche però farli sentire protagonisti di una "Cultura delle emozioni". La consacrazione di eventi ormai "storici", il pullulare di nuove iniziative culturali (alcune nate da costole di ..incostieraamalfitana.it), ancora non sono sufficienti. L'uso di alcuni "pezzi" della nostra storia culturale (Villa Rufolo a Ravello, l'Arsenale di Amalfi, gli Scavi di Villa Romana a Minori, Palazzo Mezzacapo con i suoi giardini a Maiori, la Chiesa di Santa Maria della Pietà a Furore, la Badia di Santa Maria de' Olearia ancora a Maiori, la Torre vicereale di Cetara, solo per fare qualche esempio) ancora non è esauriente. Il dibattito innescato in questi giorni quindi torna davvero utile. I nostri beni culturali devono essere quel qualcosa in più da usare per attrarre il turismo. Intanto restituendoli agli antichi fasti; poi farli godere ai "viaggiatori" di un odierno Grand Tour durante il giorno; e destinarli con le ombre serali a eventi, piccoli o medi, che sappiano parlare alle corde emozionali del turista - spettatore. Ne sono testimonianza i riscontri più che favorevoli dell'utilizzo ad uso "culturale" di alcune chiese da Conca dei Marini a Maiori, o di una location suggestiva come la Grotta dello Smeraldo nell'ambito proprio di ..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo. Sì, il turismo che sceglie le nostre sponde è affamato di "Cultura delle emozioni". Per questo ritengo determinante un coinvolgimento più operativo degli Enti pubblici locali nella gestione del nostro patrimonio culturale. Laddove la Soprintendenza non riesce, si coniughino gli sforzi dei singoli Comuni e - vado oltre - dei privati, sull'esempio Colosseo - Della Valle. Aggiungo infine un'ulteriore annotazione: ci sono infatti "contenitori del sapere" ancora in cerca di un'identità come il Conservatorio di Santa Rosalia ad Atrani o il Convento di San Domenico a Maiori; entrambi possono esprimere enormi potenzialità turistico-culturali, e quindi economiche, con una gestione mista pubblico-privata, immaginando per esempio nel primo caso un polo di ricerca e di sperimentazione artistica per le Accademie d'Arte italiane ed estere, nel solco tracciato da Escher in primis e Domenico De Vanna successivamente, lasciando di fatto integre le funzioni "educative" deputate al Conservatorio di Atrani; e in quello del Convento di Maiori una "Cittadella del Cinema" nel segno della produzione "neo realistica" dell'immenso maestro Roberto Rossellini. Utopie? Follie? Può darsi! D'altra parte l'utopia, per dirla con il poeta Erich Fried, non "è semplicemente ciò che non è stato ancora provato"?

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