AttualitàEsequie collettive a Salerno: l'ipocrisia della politica

Esequie collettive a Salerno: l'ipocrisia della politica

Inserito da (redazionelda), venerdì 17 novembre 2017 08:10:27

di Paolo Russo

Oggi è il giorno dei funerali a Salerno per le 26 ragazze migranti morte sull'ennesima nave della disperazione lungo la tratta dall'Africa all'Europa. Saranno presenti autorità civili e religiose, forse anche il ministro degli interni Minniti: la pietà viene manifestata pubblicamente in via ufficiale come gesto di solidarietà per una sventura di cui si intende che nessuno abbia colpa, quasi come un attestato di irresponsabilità. Ventisei giovani vite tranciate, un intera classe scolastica, o un corpo di ballo, o un paio di squadre di calcio femminile, come ce ne sono da noi, anche a Salerno, anche in costiera amalfitana: se fossero italiane staremmo probabilmente discutendo dei perché di una "tragedia evitabile". Invece erano africane, nere di pelle, forse anche musulmane: qualche preghiera, delle sepolture affrettate e il caso sarà chiuso.

Dimenticato in fretta, numeri esigui dispersi tra le decine di migliaia di esistenze inghiottite dal mare e dalla crudeltà del continente europeo. Crudeltà, sì, come altrimenti potrebbe definirsi una strategia improntata alla chiusura generalizzata, con lo spostamento delle frontiere sempre più a sud, dal Mediterraneo all'Africa, purché "questi rimangano a casa loro"? L'Italia in particolare si sta distinguendo per ipocrisia politica: fingere che si stiano limitando gli sbarchi mentre in realtà si stanno alimentando gli abusi, le torture, le violenze e le morti per mano delle cosiddette "autorità libiche", che si rivelano in realtà carcerieri incontrollati al soldo di un occidente tranquillizzato dalla simulazione. Nonostante i numeri sbandierati dal Governo, i disperati ci sono ancora, si imbarcano ancora verso una speranza impossibile, ma in gran numero vengono intercettati e internati nelle prigioni libiche: è questo il grande successo di Minniti. In buona sostanza, ogni migrante in meno che giunge sulle nostre sponde è un migrante ucciso o reso schiavo, come persino l'ONU si è decisa ad ammettere.

Purtroppo però le elezioni si avvicinano, certi partiti hanno bisogno di recuperare consensi: ecco allora i patti coi criminali mascherati da accordi internazionali, ecco i diritti umani calpestati in nome di una sicurezza egoista e fittizia, ecco la pietà e l'umanitarismo svenduti alla coscienza sporca di una società cui fa comodo ignorare i drammi altrui per alleviare i propri fastidi. E' terribile che su questa linea ci sia in Italia una quasi unanimità sia della politica che del tessuto sociale (per non parlare degli organi di informazione, in prevalenza proni ai luoghi comuni e agli umori correnti), del tutto sordi ai richiami del papa, ai moniti dell'Alto Commissariato ONU, pure alla più elementare carità umana. Così nel capoluogo si celebrerà oggi un rito in buona parte falso, messo in scena per quietare i pochi rimorsi di chi crede possibile gestire un esodo epocale coll'espediente delle riconsegne e dell'"aiutiamoli a casa loro", che equivale a "paghiamo qualcuno che se li tenga lì (noi che ce lo possiamo permettere), così ce li togliamo tanto dagli occhi quanto dalla coscienza". Ma gli annegati restano, restano gli uomini venduti all'asta, i bambini deprivati e le donne stuprate nei lager, restano le infinite sofferenze attestate dai video e dalle fotografie che molti ancora fingono di non vedere, e di cui forse nessuna autorità parlerà né a Salerno né altrove.

*docente in Diritto, presidente del Consiglio Comunale di Minori

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