AttualitàDa Ravello 'un fico' di cioccolatino con una storia da raccontare

Da Ravello 'un fico' di cioccolatino con una storia da raccontare

Inserito da (redazionelda), domenica 8 gennaio 2017 19:49:14

Un cioccolatino che racchiude tutta la dolcezza - e soprattutto la semplicità e la bontà - della tradizione, capace di restituire il sapore di tempi andati. Nasce dalla "spucculiata", la tipica pila di fichi secchi tanto cara ai nostri nonni, la ricetta dalla pasticceria del Ristorante Vittoria in gara quest'oggi, con altre sei, al Ravello Chocolate Festival.

Non il classico fico ricoperto di cioccolato: nella creazione partorita dall'executive chef Gianfranco Cioffi e dalla sua fidata collaboratrice Daniela Cioffi c'è l'essenza di un territorio, la sua biodiversità, le sue storie.

La presentazione, a doppia ganache, lascia invariata la forma del tipico frutto essiccato diviso in due parti.

Il fico (a chilometro zero) è caramellato e ricoperto di cioccolato fondente Guanaja al 70%: la prima ganache è ripiena al cioccolato bianco, mentre la seconda con cioccolato al latte, noci precedentemente tostate e nocino. Il tutto su letto di foglie d'alloro, guarnito con scorze di mandarino caramellato. Al palato un concentrato di sapori destinati a rimanere immortali.

Il protagonista è quel frutto della terra lasciato "cuocere" dal sole di agosto e settembre sui lastricati, contaminato dal solo iodio marino, e impilato in bacchette di canna tra foglie di alloro, noci finocchietto selvatico, che proprio durante la stagione più fredda diventa protagonista sulle nostre tavole.

Un vero e proprio rituale quello della preparazione, con le scorte che in tempi di ristrettezze economiche venivano consumate per la maggiore da contadini e operai nelle estenuanti giornate lavorative, durante una pausa fugace al fine di assimilare dolcezza ed energia al contempo.

Questo cioccolatino, ‘sprucculiata', ha la sola pretesa di riscoprire e preservare tutto questo: una storia, una tradizione, degli uomini che l'hanno fatta. Perché un popolo che non ri-conosce il proprio passato non ha futuro.

Principio, questo, valido anche per la cucina, sempre più espressione della grande cultura italiana nel mondo.

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