AttualitàCiao, ciao, Alfredo. Un bacio ancora…

Ciao, ciao, Alfredo. Un bacio ancora…

Inserito da (redazionelda), lunedì 1 luglio 2019 19:06:35

di Gabriele Cavaliere
Quando mi è giunta la notizia mi trovavo a Duoglio, nella zona "degli scogli" che una volta, in tono scherzoso, noi bagnini di Duoglio chiamavamo "Spiaggia dei Coccodrilli" perché, non essendo una spiaggia vera e propria ma una cascata di pietre, per sdraiarsi al sole occorreva avere la schiena dura come quella di un coccodrillo!

Frequento quel lembo di costa da un po' di anni ormai, un po'snobbando i bei ciottoli della spiaggia, perché è lì che ancora si annida l'anima della Duoglio che ho amato, dove ho vissuto tanti anni, quando Duoglio era una spiaggia "fuori di Amalfi", sconosciuta ai più, tanto che alcuni chiamavano Duoglio, altri Doglie, i più vecchi Marina d'Uoglio, una spiaggia bellissima e a tratti selvaggia, dall'acqua cristallina e pura, che la potevi bere, raggiungibile solo da mare da pochi selezionati estimatori e da tanti Vip, che facevano la fila per sedersi al Ristorante Sette Odori. Così si chiamava il ristorante che Alfredo aveva inventato sulla spiaggia. Alfredo Beach - Ristorante Sette Odori. Qui Alfredo aveva dato vita il convivium caro ai latini. Io c'ero, e posso testimoniare quel mix irripetibile di elementi unici, eh, ahimè, oramai perduti. L'ultimo è dipartito stamane.

Il primo elemento: la buona tavola, a base di prodotti del territorio. Patate di Tovere, pomodorini di collina, melanzane di Furore, pere di Agerola, zucche e zucchine di Pogerola, Fiordilatte, limoni, arance, origano, basilico, prezzemolo...e tutte le fragranze delle colline amalfitane ... all'epoca neppure si pensava al Km 0, ma Alfredo aveva già capito!
E poi c'era il pesce, tanto pesce. Ricordo ancora i coreografici approdi dei pescatori con le barche ricolme di marmore ancora guizzanti, che venivano portate al ristorante facendosi largo tra gli ombrelloni e i lettini di ammirati turisti che, immediatamente iniziavano a seguire i pescatori, formando una piccola processione che si arrestava sullo stabilimento/ristorante, dove, mentre si pesava il pesce, ognuno prenotava questo o quell'esemplare da farsi cucinare per il pranzo che sarebbe seguito da lì a poche ore.
Tra quei pescatori c'era Gaetano "a sorda" di Conca dei Marini. Il mitico pescatore di polpi giganti che, in una sorta di infantile gioco con Alfredo nascondeva sotto i paioli della barca i deliziosi "gambarielli di nassa", che voleva vendere ai più prodighi ristoratori amalfitani - ma Alfredo lo sapeva, e mentre contrattava sul peso dei "polponi" sguinzagliava noi ragazzi a perquisire la barca del pescatore.

Ricordo poi gli approdi del "Capitano" Sandella, che arrivava, accompagnato dalla bionda Caterina, la sua amante, complice, aiutante, con il mitico gozzo L'Airone ricolmo di pesci serra argentei e di merluzzi...
Una volta il Capitano trascinò sulla spiaggia addirittura una verdesca di due metri che, ovviamente, era impossibile servire in un ristorante! Chissà cosa gli girava per la testa quando allamò la povera bestia, questionò con Alfredo per alcune ore cercando a forza di vendergliela perché, diceva lui, che il mare l'aveva attraversato in lungo e in largo (sfoggiava con orgoglio l'orecchino d'oro, privilegio riservato ai marinai di lungo corso) quella volta che era rimasto naufrago su di una non meglio precisata isola del Pacifico (?!) si era mangiato vari pescecani! Ma il Capitano amava il vino, e chissà se non fosse l'ennesima balla di un vecchio lupo di mare, che dava il meglio dei suoi racconti dopo la terza bottiglia di bianco.

Il secondo elemento:il vino. Tanto vino. Tutte le etichette allora esistenti, non molte per la verità, di quello che nel 1997 diventerà Costa d'Amalfi Doc, erano rappresentate e proposte ai commensali che, il più delle volte, neppure immaginavano che in Costa d'Amalfi si producesse vino... i contadini di mare a quell'epoca erano praticamente conosciuti.
Terzo elemento:la poesia. Da Alfredo si cantava a tutte le ore, ma non le canzonette alla moda. Alfredo Beach - Ristorante Sette Odori era il tempio della canzone napoletana: Torna a Surriento, Lacrime napulitane, Canzone appassiunata, Tu vuò fa l'americano, Carovan Petrol... sapientemente miscelate con i più bei versi del repertorio in prosa. ‘A Livella di Totò, in primis, Ncoppa a nu muntone e munnezza di Salvatore Di Giacomo, ma anche A cunfessione e' Taniello, Dint' 'o Marcone e tutte liriche più salaci, note come Inferno della poesia napoletana... chiudeva ogni esibizione il pasto del Conte Ugolino,e l'intero Inferno di Dante, che Alfredo recitava tutto a memoria...

Il quarto elemento, quello che più di ogni altro connotava Alfredo Beach e rispecchiava l'anima del suo mentore: l'accoglienza, e la voglia di stare insieme. Ad Amalfi. A Duoglio. Quelli che Alfredo serviva alla "sua tavola" non erano semplici clienti ma erano amici.

Anche gli avventori più "abbottonati", assuefatti alle algide atmosfere cittadine, alla professionalità seriosa, anche i clienti stranieri, come si chiamavano allora i turisti esteri, Alfredo riusciva ad inondarli di quello spirito goliardico e felice, di quella magica atmosfera che avvolgeva Duoglio (e la Amalfi di quell'epoca). Mischiando qualche parola di inglese e di francese, un pizzico di tedesco (quasi sempre si trattava di parole che non c'entravano nulla con il discorso) latino e tanto, tanto Napoletano, Alfredo riusciva a comunicare con tutti. Ne faceva dei complici.

Trascinava, letteralmente, gli esterrefatti avventori, prendendoli per mano e conducendoli in cucina o in quello che oggi si definisce "back office", per fargli assistere alla preparazione dei piatti che avrebbero da li a pochi minuti degustato, facendogli assaggiare gli ingredienti, a mani nude ovviamente - e crepino i protocolli HCCP! - mostrando loro come venivano pulite le cozze o come si preparavano le alici marinate, facendogli annusare i contenitori in cui maceravano i limoni che avrebbero dato vita al limoncello... che di li a breve li abbrancati...

Alfredo travolgeva gli ospiti in un turbinio di sapori, canzoni, vino e allegria che avevano sempre lo stesso epilogo: le lacrime degli ospiti che, finita la vacanza, passavano in spiaggia per un ultimo commosso saluto... Alfredo, mentre si allontanavano piagnucolanti sulla barca, li salutava dalla sommità dello scalone del ristorante, cantando, Ciao, ciao bambina...

Ciao Alfredo, mio maestro e mio amico... e quando poi "iniziai coi libri" e con l'agenzia di comunicazione, mio sostenitore, scettico, molto scettico, ma compiaciuto. ..

Ciao, ciao, Alfredo,
un bacio ancora
e poi per sempre
Ti perderò
Come una fiaba
l'amore passa
c'era una volta poi
Non c'è più....

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